Ogni percorso di consapevolezza riguardo le oppressioni e ingiustizie su cui si regge la nostra società è fatto anche di "illuminazioni improvvise" (passatemi il termine un po' new age), o forse dovrei dire rivelazioni, epifanie, boh, scegliete voi.
Per esempio oggi mentre mi facevo la doccia pensavo a quanto nel proclamarmi femminista o ogni qual volta commento qualcosa assumendo una prospettiva femminista, inconsciamente ci tenga a rassicurare i maschi, a non passare per la femminista acida che loro pensano che io sia in qualità di femminista, così assecondando, io, degli stereotipi, e poi rafforzando quello che è evidentemente ancora un pensiero patriarcale interiorizzato.
E così improvvisamente ho pensato: ma perché cribbio io, appartenente al sesso oppresso, dovrei premurarmi di rassicurare i maschi, premettendo che "not all men" (traduzione: sì, lo so, non tutti gli uomini sono oppressori, molesti ecc.) o tranquillizzandoli sul fatto che no, non vogliamo prendere il potere, vogliamo solo poter vivere la nostra vita senza temere di essere uccise, stuprate, ridicolizzate, sminuite e senza dover faticare il doppio per dimostrare che siamo persone complete, intelligenti, capaci, sveglie ecc.
Ecco, se temete che i piani possano ribaltarsi, che noi stiamo esagerando, che vogliamo prendere il potere e mettervi tutti in castigo zitti e buoni, è un problema vostro. Noi da secoli ci gestiamo la paura e ci barcameniamo tra il desiderio di realizzarci e quello di dover sempre combattere la misoginia e il sessismo e ci sembra veramente assurdo dovervi anche rassicurare sugli obiettivi del femminismo.
3 commenti:
Io cerco di essere una femminista radicale, seguo il gruppo di Radfem Italia.
Porto uno spunto di riflessione.
Per quanto le istanze femministe possano essere valide, penso che sia importante tener conto del modo in cui vengono comunicate, soprattutto a chi non le condivide o non le capisce.
Faccio un esempio. In psicologia sociale, tra i vari bias congnitivi, mi ha sempre affascinato quello del "ritorno di fiamma". In pratica, e lo abbiamo visto bene durante il Covid, quando si presente una tesi, anche scientifica, a chi invece sostiene una convinzione contraria, se non lo si fa in un certo modo si rischia appunto l'effetto del Ritorno di fiamma. Ovvero: non convincerai le persone a cui stai tentando di far comprendere, ma le porterai, senza volerlo, ad essere ancora più radicate nelle loro convinzioni.
Non sto dicendo che questo stesso effetto avvenga sicuramente anche quando si parla di femminismo a un determinato tipo di maschio (se non a tutti), ma credo possa essere una dinamica da considerare. E quindi ecco che il tuo preoccuparti delle reazioni dei maschi non lo vedrei come una brutta cosa. Anzi. Specie dal punto di vista di quello che è l'obiettivo finale.
Ti ringrazio per lo spunto di riflessione.
Sì, certo, le modalità di comunicazione sono importanti e bisogna sempre tenere presente il referente (penso sia una forma di intelligenza sociale).
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