Ogni percorso di consapevolezza riguardo le oppressioni e ingiustizie su cui si regge la nostra società è fatto anche di "illuminazioni improvvise" (passatemi il termine un po' new age), o forse dovrei dire rivelazioni, epifanie, boh, scegliete voi.
Per esempio oggi mentre mi facevo la doccia pensavo a quanto nel proclamarmi femminista o ogni qual volta commento qualcosa assumendo una prospettiva femminista, inconsciamente ci tenga a rassicurare i maschi, a non passare per la femminista acida che loro pensano che io sia in qualità di femminista, così assecondando, io, degli stereotipi, e poi rafforzando quello che è evidentemente ancora un pensiero patriarcale interiorizzato.
E così improvvisamente ho pensato: ma perché cribbio io, appartenente al sesso oppresso, dovrei premurarmi di rassicurare i maschi, premettendo che "not all men" (traduzione: sì, lo so, non tutti gli uomini sono oppressori, molesti ecc.) o tranquillizzandoli sul fatto che no, non vogliamo prendere il potere, vogliamo solo poter vivere la nostra vita senza temere di essere uccise, stuprate, ridicolizzate, sminuite e senza dover faticare il doppio per dimostrare che siamo persone complete, intelligenti, capaci, sveglie ecc.
Ecco, se temete che i piani possano ribaltarsi, che noi stiamo esagerando, che vogliamo prendere il potere e mettervi tutti in castigo zitti e buoni, è un problema vostro. Noi da secoli ci gestiamo la paura e ci barcameniamo tra il desiderio di realizzarci e quello di dover sempre combattere la misoginia e il sessismo e ci sembra veramente assurdo dovervi anche rassicurare sugli obiettivi del femminismo.