Oggi sono in vena di dispensare banalità ovvie, ma di cui a quanto pare c'è ancora bisogno.
Dicono che i cambiamenti climatici ci sono sempre stati. Sì, ma nell'arco di migliaia di anni.
Invece dall'industrializzazione in poi, in pratica da metà ottocento in su, diciamo, che già i treni a carbone inquinavano un casino, abbiamo ridotto il pianeta a una discarica a cielo aperto e contestualmente abbiamo pure distrutto tantissimo verde che serviva a far respirare la terra, accelerando quindi in modo incredibile questo cambiamento.
Già nel Protocollo di Kyoto del 1997 si invitavano gli Stati e i governi a prendere provvedimenti. Non è una cosa che sappiamo da oggi.
Il Greenwashing non è il fine, come dicono gli ignoranti (non uso il termine complottista perché ormai è un'etichetta che chiunque riempie a modo proprio a seconda di quello che vuole dimostrare), ma semmai la causa del disastro, nel senso che ovviamente gli Stati capitalisti vogliono continuare a spremere il massimo con il minimo dispendio dando l'illusione che stiano facendo qualcosa (appunto il Greenwashing). Il greenwashing è semmai la toppa che vogliono mettere al disastro, un rimedio, una cura palliativa, quando è ovvio che servirebbe una rivoluzione radicale nelle pratiche e consumi.
Leggete Ecocidio di Rifkin. Un testo interessantissimo che spiega in maniera articolata, ma comprensibile, i danni che diverse attività e pratiche umane (tra cui gli allevamenti, di ogni genere e no, il danno non si limita alla produzione di CO2, ma anche desertificazione e diboscamento) stanno facendo al pianeta.
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