La GPA, ovvero la pratica della gestazione per altri, anche chiamata in gergo "utero in affitto".
A dire che si è contrari si viene subito tacciati di essere di destra e conservatori, anzi, peggio, di quella destra proprio becera che appartiene ai vari Pillon, Adinolfi, Meloni ecc.
Eppure io sono contraria alla sua regolamentazione e proverò a spiegare perché, premettendo che non mi interessa che a fruirne siano le coppie omo o etero, infatti sono favorevole all'adozione di bambini da parte delle coppie omo.
Sono contraria perché è l'ennesimo sfruttamento dei corpi delle donne fatto passare per diritto che si vorrebbe addirittura regolamentare (come la prostituzione). Diritto sì, infatti, ma di chi? Ed è questo il punto, ossia che si tratta di diritti di una parte privilegiata economicamente che può permettersi di pagare una parte svantaggiata economicamente che vede come risorsa il mettere a disposizione il proprio utero per ospitare una gravidanza. Quindi un diritto basato sull'uso del corpo di qualcun'altra.
Mi viene risposto che si tratta pur sempre di libera scelta.
Ma questo della libera scelta è un argomento che non può essere sbandierato come un vessillo o uno slogan senza essere problematizzato e analizzato a partire dal contesto socio-economico e culturale entro cui ci troviamo ed entro cui facciamo determinate scelte.
Quando nel mondo non ci saranno più differenze e privilegi sociali, allora forse si potrà parlare di libera scelta di vendersi gli organi, affittarsi l'utero o farsi stuprare a pagamento. Fino a quel momento parliamo sempre di un privilegio da parte di qualcuno sul corpo di qualcun'altra. Regolamentarlo significherebbe legittimarlo, normalizzarlo, renderlo una pratica economica come altre.
Se una donna benestante, affermata economicamente, che non ha bisogno di guadagnare dalla GPA perché ha già un lavoro deciderà di mettere a disposizione il suo utero per generosità, questi sono affari suoi e in questo caso si potrà parlare di libera scelta; in altri casi invece no.
Oltre a queste motivazioni legate alla giustizia sociale, ci sono poi considerazioni scientifiche. Ormai sappiamo che i neonati separati dal corpo, odore, voce della propria madre provano un trauma; ancora peggio se questa madre biologica dovesse allattarli perché il legame che si creerebbe con lei sarebbe ancora più forte.
In queste trattative sembra non esserci spazio per i diritti dei bambini che vengono acquistati, seppur con desiderio e amore, come fossero oggetti (e sì, sono anche contraria all'acquisto di cuccioli di animali perché la vita non si compra); parliamo di bambini che hanno già avuto un forte legame con la madre biologica quando erano dentro il suo ventre, di cui conoscono appunto la voce, l'odore, il corpo.
Ammetterei l'affido di un bambino, a titolo gratuito, nel caso in cui una donna restasse incinta, non volesse abortire, ma non volesse nemmeno diventare madre.
Poi, in tutto ciò sembra anche non esserci spazio per le emozioni e i sentimenti. Una donna che accetta per denaro di portare avanti una gravidanza per altri, è sicura di non provare poi amore per quel bambino, di non provare un trauma al distacco, dopo il parto e l'allattamento? Durante la gravidanza avvengono tantissime trasformazioni fisiche che hanno ripercussioni fortemente emotive. Dopo la gravidanza spesso si verifica anche la depressione post partum, malattia che a volte perdura ed è anche difficile da curare.
Durante la gravidanza possono insorgere varie patologie, compreso il diabete. Non si sta chiedendo a una donna di fare una cosa da poco. Certo, immagino che metta i conto tutto ciò, eppure non tutto può essere pianificato quando di mezzo ci sono questioni come i sentimenti, le emozioni, gli ormoni, i corpi.
Per questi motivi sono contraria, tranne casi eccezionali in cui non ci sia mercificazione e sia un atto di piena generosità.
Non si può essere progressisti sulla pelle degli altri, anzi, delle altre in questo caso, come se i corpi delle donne non fossero già stati abbastanza sfruttati nei secoli.
I nostri uteri non sono contenitori, non siamo contenitori, e i bambini non sono merce.
Una società veramente evoluta faciliterebbe il percorso di adozioni e aiuterebbe i tanti bambini orfani a trovare una famiglia.
Un concetto di maternità veramente evoluto non si basa sul bisogno incondizionato di avere un figlio che sia sangue del proprio sangue, ma sul concetto ben più ampio di cura, di amore, di affetto, di accompagnamento e percorso educativo di un bambino per fornirgli tutti quegli strumenti di cui avrà bisogno da adulto; bambino anche adottato. Ma non comprato.
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