Lo so, lo so, avevo scritto proprio a inizio anno che avrei voluto fare un uso anche più personale di questo blog, poi sono successe tante cose e non ho avuto più le energie e nemmeno, per un periodo, modo di scrivere seduta al pc. Ma di questo vi dirò un'altra volta.
Intanto, tra le brutte notizie di questo periodo, venerdì se n'è aggiunta un'altra, che sento di dover condividere con chi ancora mi legge qui e magari non sta su FB.
Un collega di blog, un amico, soprattutto una grande persona, attivista antispecista, poeta, giornalista, ci ha lasciato venerdì scorso.
Il suo blog si chiama La confidenza Lenta e l'aveva avviato anche leggendo il mio, diciamo che si era convinto ad avere uno suo spazio in cui parlare delle cause e ideali che permeavano la sua vita, raccontare degli animali, animalità, fare reportage di eventi antispecisti a cui partecipava, recensire libri ecc.
Tante volte mi commentava, sempre con pensieri arguti, gentili, mai scontati, mai banali e io commentavo a mia volta i suoi splendidi post, in cui, peraltro, usava la seconda persona singolare (scelta inusuale in narrativa e scrittura creativa in generale).
Tanto ci sarebbe da dire di lui e tanto è stato detto da chi in questi giorni lo ha ricordato su FB, ma penso che la cosa migliore sia scoprirlo leggendo il suo blog.
Vorrei infine ricordarlo riportando un pensiero che ho scritto per lui su FB e riportando uno dei suoi post, quello che aveva scritto in un'occasione luttuosa, la perdita di Kikiuz, una sua cagnolina amatissima.
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Continuo a pensare a Giovanni, che aveva così tanto da dire, da fare, da dare al mondo; che aveva degli ideali, dei valori di rispetto e altruismo, tante motivazioni. Che in questo modo era vivissimo, anche se le sue condizioni di salute non erano buone.
Quello che mi piaceva di lui è che era più animale che umano e so che questa frase la capiremo in pochi (spero almeno chi è antispecista).
Lui scriveva tanto di animalità e dall'animalità prendeva molto, ma sarebbe meglio dire, riscopriva molto. L'esserci, l'essere nel presente, nelle cose, nella natura. Mi confessò che a volte dormiva a terra con i suoi cani, per stare più vicino a tutti loro che forse sul letto non entravano o qualcuno non riusciva a salire.
Gli piaceva osservare gli animali selvatici e fotografarli, sempre con enorme rispetto e delicatezza.
Ma gli piacevano anche i social, i blog, commentava gli altri, curava il suo. Era socievole in tutti i sensi.
Giovanni era un bell'animale, nel senso che io do agli animali.
Aveva poco di umano, nel senso negativo che io attribuisco al modo più diffuso di essere umani, proprio in contrapposizione a quell'animalità da cui invece dovremmo imparare. In modo più concreto e meno teorico.
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Dal suo blog, considerazioni sulla morte.
Qui link al post originale con foto ecc.
"Bisognerebbe vivere ogni giorno nella consapevolezza della morte. La finitezza della vita, che tuttavia forse non finisce ma si trasforma e si travasa in altre vite
Bisognerebbe vivere ogni giorno nella inconsapevolezza della morte.La prospettiva della fine,che potrebbe paralizzare ogni azione, gesto, desiderio, volontà.
Un equilibrio complesso, che potrebbe forse avere delle ricadute positive.
Questa consapevolezza è il 'memento mori'. Forse ci viene più accettabile se pensiamo al "ricordati che devi morire!" che 'Savonarola' grida a Troisi in un film bellissimo. (mo' me lo segno, proprio... non vi preoccupate).
Segniamocelo, infatti, per cercare di vivere col trasporto con cui vivono gli altri animali: cogliere le occasioni di gioia e bellezza quando si presentano e non procrastinarle. Altro che irresponsabilità, questa è forse la responsabilità più grande che abbiamo con noi stessi e nei confronti di tutti gli altri viventi - ed è forse una delle più difficili, anzi, per molti è quasi impossibile da seguire - e sono quelli che di più procurano sofferenze.
Kikiuz viveva con gioia pura tutte le cose che riusciva ad afferrare e a capire, si impegnava fino in fondo a essere cane. Tu, hai cercato solo di stare al passo con lei. La ricompensa? Avere ricordi, invece che rimpianti. (Ma certo, ci sono anche i pianti, negarli o nasconderli, sarebbe deleterio e pericoloso!).
L'altro giorno, hai sentito - per ben due volte e per pura casualità - l'aria "Lascia la spina, cogli la rosa" di Georg Friedrich Händel. Non hai potuto non pensare, in questi tuoi giorni di lutto, proprio a lei - la fatina degli unicorni, la Kikiuz.
Ti sono venute in mente tutte le piccole cose di cui lei era felice come una bambina, quando si sentiva al sicuro, protetta; tutte le piccole avventure - come toccare l'acqua fresca del torrente delle Sette Fontane, o i prati fioriti, o giocare coi pupazzini di peluche che non ha mai rotto né rovinato. Quando si vive con qualcuno come Kikiuz - o con un cane, generalmente parlando - bisognerebbe sempre cogliere con loro le occasioni che ci mostrano, di gioco, di avventura, di godimento del corpo, grazie alle sue sensazioni. Cogliere la rosa, lasciare la spina - che pure c'è, non te lo stai nascondendo - così avremo fiori nei nostri ricordi, da donare alla memoria di chi non c'è più."