Non perdetevi questo film. È del 2017, ma adesso si trova su Tim Vision.
Sembra un filmetto, ma invece: è girato benissimo; è volutamente esagerato; è volutamente poco realistico perché quello che conta sono i simboli e il percorso della protagonista che da ragazza ingenua si trasforma in una macchina da guerra per salvarsi.
Attenzione ai particolari perché sono tanti, sparsi un po' per tutto il film e tutti insieme concorrono a esprimere vari significati.
Simboli fallici che penetrano le carni (ma che poi vengono coraggiosamente espulsi e le carni si rigenerano), rovesciamento e corrispondenza di gesti dalla vittima al carnefice (es. la violenza dello stupro viene ribaltata e fatta provare al carnefice quando si conficca la lama nel piede ed è costretto ad allargare la ferita per estrarla, provando un forte dolore e sanguinando copiosamente); c'è una corrispondenza di tanti elementi che evidenziano la pavidità dei predatori e il coraggio della ragazza che da preda si trasforma in predatrice.
Primi piani e piani sequenza da urlo, specialmente l'ultimo inseguimento dentro la casa.
Ripeto, non è realistico, quindi non soffermatevi sul fatto che una ridotta come la protagonista non sarebbe mai riuscita a sopravvivere o su quello che riesce a fare. Soffermatevi invece sui particolari, sulla fotografia meravigliosa che rende il paesaggio, già onirico di per sé, un luogo veramente quasi mistico (e non a caso, ma già ho svelato troppo), sullo sguardo vigile della protagonista che a poco a poco diventa tutt'uno con gli elementi della natura. Soffermatevi sul suo percorso, appunto.
E buona visione!
P. S.: La regista è, ovviamente, una donna e si chiama Coralie Fargeat. Perché solo una donna poteva avere la sensibilità di capire il dolore di certe ferite e trovare poi il modo di risanarle creativamente.
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