Se porti da mangiare ai senza tetto sei una brava persona, se porti da mangiare ai gatti sei "'un'animalara" (e poco importa che magari si facciano tutte e due le cose).
La teriofobia non è soltanto la paura irrazionale o coadiuvata da narrazioni pregiudizievoli sugli altri animali, ma per estensione si applica anche a chi si prende cura degli animali stessi come se desse fastidio vedere che qualcuno si adoperi per esseri ritenuti ontologicamente inferiori.
In definitiva è sempre l'antropocentrismo che spinge per affermarsi e per farlo necessità di una continua presa di distanza dall'animalità.
Come se si potesse essere abbastanza umani solo rinnegando, distanziandoci e trattando in modo diverso gli altri animali.
Quindi per la chiesa non sei abbastanza umano e cristiano se preferisci cani e gatti ai bambini, mentre per la società non hai valore e riconoscimento, politico e sociale, se ti dedichi alla causa animalista (sei uno che non ha niente da fare tutto il giorno e che anziché andare a lavorare si preoccupa degli animali quando ci sono persone che soffrono e problemi ben più gravi ecc.).
La gerarchia di valore delle diverse forme di vita genera ovviamente la gerarchia di trattamento e considerazione.
Lo specismo in fondo è razzismo applicato alle altre specie. E la teriofobia ne è il cuore.
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