Quando andai a Berlino, nel 2017, visitai il Memoriale dell'Olocausto, un'opera in memoria degli Ebrei assassinati che è composta di tanti blocchi di cemento di diverse dimensioni posizionati lungo un reticolo di corridoi in cui è possibile addentrarsi fisicamente. La sensazione, man mano che si procede, è quella di essere sovrastati da strutture sempre più opprimenti in cui è facile scomparire, come dentro un labirinto.
Ho percorso il Memoriale per un po' e ho provato lo stesso smarrimento di quando ho percorso un allevamento di maiali.
"Queste strutture assomigliano molto ai lager nazisti, sono concepite architettonicamente più o meno allo stesso modo. Corridoi in mezzo e stanzoni ai lati - con barriere, delle specie di vasche di cemento – pieni di maiali." ( Estratti dal libro "Ma le pecore sognano lame elettriche?", mi autocito).
Labirinti-non-luoghi in cui tutto si perde.
Retoricamente si potrebbe dire "in cui l'umano ha smarrito se stesso", ma invece io penso che questi siano i luoghi in cui l'umanità ha trionfato perché il concetto di umanità è sempre stato elaborato e costruito in opposizione a qualcun altro, ridotto anch'egli a concetto, da annientare. Tanto sull'idea di un umano ariano perfetto, quanto su quella di un umano diverso dagli altri animali di cui può abusare per ribadire a se stesso la propria superiorità.
Se non ci sbarazziamo di questa idea di umanità qui, in opposizione all'animalità o a tutti coloro che via via saranno, per vari motivi, assimilati agli altri animali, questi non-luoghi infernali continueranno a essere il nostro segno distintivo.
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