Tramite il linguaggio comune si insegna ai bambini che esiste "il leone", "l'elefante", "il maiale" ecc., cioè, più che la conoscenza di individui, l'idea di un esemplare intercambiabile con gli altri della sua specie (appunto: esemplare).
Andiamo al circo a vedere l'elefante, andiamo allo zoo a vedere l'orso, andiamo all'acquario a vedere il delfino. E se anche sono più di uno, quindi nominati al plurale, il discorso non cambia, sono sempre esemplari di una specie, intercambiabili gli uni con gli altri.
E ovviamente ciò che vengono costretti a fare o che fanno costretti dalle necessità della cattività rafforza questa idea poiché di fatto sono obbligati a eseguire tutti gli stessi esercizi o a muoversi in spazi ristretti (quelli apatici o aggressivi, che quindi si comportano ai poli opposti dello spettro, sono allontanati e non vengono fatti esibire oppure mostrano comportamenti ripetitivi e stereotipati che però le persone comuni, i cosiddetti spettatori, non sono in grado di interpretare).
Questa idea di individui intercambiabili si fissa nella mente dei bambini che così la interiorizzano.
Anche il concetto di benessere animale lavora in questo modo. Si pensa cioè che esista un'idea di un animale, per esempio il maiale, con determinate caratteristiche identiche per tutti gli esemplari.
"Il maiale ha bisogno di paglia" e quindi gli si mette la paglia in qualche allevamento che così viene definito "rispettoso degli animali".
Ma gli animali sono innanzitutto individui e il loro carattere e comportamento sono sempre il frutto delle esperienze, non una caratteristica deterministica biologica.
Negli allevamenti il problema è triplice: gli animali non vengono mai percepiti e trattati da individui, ma sempre visti in funzione di qualcosa; le normative non possono quindi mai essere rispettose della loro individualità; comunque sia, dopo una vita privata delle esperienze, relazioni ecc. e quindi di qualsiasi forma di vero benessere (a prescindere dalle modalità), vengono uccisi.
Mangiare animali, andare a vederli allo zoo, al circo, negli acquari è sempre una scelta che implica violenza nei loro confronti. Violenza simbolica (nell'idea che ci facciamo degli altri animali) e quindi violenza nella pratica perché l'idea che ci facciamo di essi è sempre sbagliata. Una menzogna utile solo a chi ne trae profitto.
Nessun commento:
Posta un commento