La violenza sugli altri animali è invisibile perché loro sono invisibili.
I pesci e in generale gli animali acquatici lo sono ancora di più.
Non vengono nemmeno nominati al plurale, ma indicati con un termine singolare che racchiude una moltitudine, cioè "il pesce".
Le scene di pesca nei film non nascondono l'agonia perché non ce n'è bisogno, cioè non viene minimamente percepita.
Anche i bambini pescano e tirano su con l'amo creature che poi soffocano davanti ai loro occhi e lo fanno tanto al mare per gioco, quanto con i loro genitori appassionati di questa pratica crudele.
Del resto anche nei ristoranti "di pesce" migliori vengono mostrati individui vivi negli acquari senza che questo fatto susciti la benché minima riprovazione o disagio.
Se ci fossero dei maialini o degli agnellini in un recinto e poi si assistesse alla scena di qualcuno che li afferra per metterli in pentola e cucinarli, così come sono, magari direttamente nell'acqua bollente mentre sono ancora vivi, la gente fuggirebbe inorridita o tenterebbe di salvarli; sì, quella stessa gente che comunque non dovendo assistere direttamente alle scene di cattura e uccisione, poi ordina maiali e agnelli e vitelli o li compra direttamente a pezzi nei supermercati, ma che ancora saprebbe riconoscerne la violenza se li vedesse vivi. Violenza che è pronta a giustificare e a minimizzare facendo appello alle credenze speciste, ma che comunque viene riconosciuta.
Per i pesci salta anche questo passaggio. Non si riconosce la violenza nemmeno quando è agita dai bambini. Non si riconosce la prigionia dei loro corpi costretti in acquari, non si riconosce il significato autentico di quello che si fa quando li si sottrae al mare, al lago o al fiume, cioè un vero e proprio atto di deportazione fisica.
Giorni fa un amico mi ha chiesto cosa significhi per me "totalitarismo".
Dopo averci pensato ho risposto che ne abbiamo un esempio costante davanti agli occhi, cioè gli allevamenti di animali, di qualsiasi tipo. Compresi quelli acquatici.
Totalitarismo è controllo della vita, dell'esistenza, è programmazione dei corpi dal concepimento all'uccisione. Di più, è anche modificazione di quei corpi affinché i loro corpi siano sempre più funzionali allo scopo per cui vengono fatti nascere.
Totalitarismo è quindi programmazione e controllo della vita.
Cioè l'antitesi esatta di quello che dovrebbe essere la vita.
Ma il totalitarismo è soprattutto l'insieme delle false sicurezze date dalle gabbie invisibili. Le gabbie invisibili che la cultura e il sistema in cui viviamo ci costruisce attorno giorno dopo giorno e che poi ci rende sopportabili facendoci indossare le lenti della propaganda, di qualsiasi tipo sia.
Lo specismo è propaganda, la politica istituzionale lo è, lo è la scuola, la televisione tutto. E sì, tutti ne siamo vittime in qualche modo, ma tra noi e gli altri animali c'è una differenza sostanziale, cioè che noi siamo sempre i loro oppressori (mentre tra noi siamo sia vittime che oppressori) e che essi subiscono il dominio nella forma peggiore che esista, dal concepimento in poi. Non potendo nemmeno avere il conforto dell'illusione della propaganda, per loro le gabbie sono reali e visibili in qualsiasi momento. Vedono e sentono la violenza sui loro corpi istante dopo istante.
Una violenza che noi non sappiamo riconoscere o che, all'occorrenza, subito giustifichiamo e minimizziamo.
Una violenza che deridiamo. Costantemente. Deridendo anche chi ha deciso di opporvisi, come le persone vegane.
Credo che non ci sia nulla di più becero di chi deride gli altri animali. Vittime assolute di ogni sistema che l'umano abbia saputo costruire.
Qualsiasi tentativo di progresso morale e politico che non tenga conto dello specismo è vuoto.
Foto presa da Wikipedia.
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