venerdì 24 settembre 2021

Le ragioni del veganismo e le risposte dei fedeli al carnismo

 

Articolo pubblicato su Progetto Vivere Vegan

Mettete una persona vegana in una stanza (anche virtuale, cioè l’account o la pagina di un social qualsiasi) insieme a carnisti convinti (l’aggettivo “convinti” potrebbe essere quasi pleonastico, dal momento che il carnismo*, come lo specismo in generale, è assimilabile a un atto di fede, cioè è l’adesione incondizionata a una credenza culturale basata su presupposti che oggi possono essere facilmente smontati e dimostrati come fallaci) e quasi inevitabilmente si scatenerà una rissa (metaforica, si spera). Il luogo comune vede la persona vegana pronta ad accusare, giudicare, aggredire tutte le altre; nella realtà accade quasi sempre il contrario: basta che si dichiari di non mangiare animali e derivati e subito si viene tempestati da obiezioni di vario tipo, volte sia a rassicurare e confermare la propria fede nel carnismo, sia ad attaccare e screditare il veganismo da più parti.

Il solo fatto di esporsi su un argomento così divisivo ci rende facilmente vulnerabili in quanto minoranza che mette in discussione credenze e idee radicate culturalmente (almeno per quanto riguarda il mangiare gli animali e derivati, pratica che comunque non esaurisce lo specismo), sostenute dalla maggioranza e che possono essere riassunte nella proposizione: mangiare “carne”, cioè animali, è normale, naturale, necessario.

Stanchi di rispondere sempre alle stesse obiezioni, a volte ci salviamo ricorrendo all’ironia e sarcasmo. I social pullulano di meme, post e persino account Instagram di attivisti che usano l’arma della comicità per prendere in giro i carnisti.

La semplice esistenza delle persone vegane (e spesso vegane da decenni) è la conferma che mangiare carne e derivati non è necessario ed è per questo che la sola nostra presenza in determinati contesti sociali può disturbare.

Le obiezioni possono essere riassunte in quattro macro-insiemi che contengono quattro fallacie logiche, cioè ragionamenti che sono illogici di per sé poiché partono da presupposti viziati, errati oppure semplicemente eludono il tema principale introducendone un altro apparentemente affine, ma concettualmente distante. Questi macro-insiemi sono: quello dell’etica al ribasso; quello della nutrizione; quello della zoologia/etologia; quello dell’antropologia.

Oggi affronteremo quello dell’etica al ribasso.

Per poter leggere l'articolo per intero clicca su: Progetto Vivere Vegan.

mercoledì 22 settembre 2021

Fermiamo la guerra agli animali selvatici: possiamo farlo con una semplice firma!

 

(Foto presa dal Web)

Abbiamo la possibilità di fermare almeno una guerra, quella agli animali selvatici.

La cultura dell'umano, il concetto stesso di umanità si è formato nei secoli in opposizione a quello di animalità. Questo vuol dire che la nostra specie ha dichiarato una guerra spietata agli altri animali per dominare incontrastata su questo pianeta che invece appartiene a tutti i viventi. Guerra che può essere suddivisa in due macro-insiemi: da una parte abbiamo tutte quelle pratiche che comportano la riproduzione coatta di specie per poi poterne usare i singoli individui come macchine o trasformarli direttamente in prodotti alimentari (e, come nel caso delle mucche e bufale cosiddette da latte e delle galline ovaiole, in entrambi i modi, prima come macchine e poi come prodotti esse stesse);

dall'altra abbiamo la caccia e pesca cosiddette sportive che uccidono direttamente gli animali selvatici. 

I numeri della caccia sono altissimi, ma non mi interessa riportarli perché la conta dei morti non è mai sufficiente a rendere l'intensità del dolore e dell'ingiustizia subiti dalle singole vittime.

Ognuna di loro aveva un'esistenza ricca di esperienze da vivere, aveva relazioni, aveva affetti, figli, o madri, padri, compagni. Esistenza stroncata in un attimo, o a volte dopo una lenta agonia perché non sempre gli animali vengono feriti a morte, a volte riescono a nascondersi e poi sono trovati e "finiti" dalla muta di cani oppure muoiono dissanguati. E i loro piccoli di inedia, di fame, di mancanza di accudimento.

I numeri delle stragi della caccia - e diciamolo, i cacciatori rendono i boschi pericolosi anche per noi umani perché ci sono anche numerosi incidenti in cui persone umane vengono ferite o uccise - sono elevatissimi. Penso che sia anche impossibile contare tutti gli uccelli e uccellini minuscoli. 

Ci sono però anche numeri che invece è facile contare e che è giusto riportare: i numeri delle firme necessarie per indire il referendum che abolisce la caccia, questa forma di guerra spietata agli animali selvatici. Ne servono 500.000 entro il 20 ottobre. Attualmente ne mancano ancora 195.000. 

Sono consapevole che questa proposta di referendum non ha avuto, sin dagli esordi, vita facile. È stata osteggiata, criticata, boicottata. 

A me interessano le ragioni degli animali.

So che se fossi una volpe cui stanno uccidendo i cuccioli, un cerbiatto, un cinghiale, un uccello, tenterei il tutto e per tutto. Non tra qualche anno, non tra qualche mese, ma oggi.

Questo significa essere antispecisti.

Il resto è specismo, è discussione tra interessi umani, troppo umani. La stessa umanità che ha dichiarato guerra agli animali e che ora invece ha la possibilità di fare qualcosa, di far indire un referendum che abolisca la caccia. Decidi tu di quale vuoi far parte. 

Firmate e se potete condividete anche al di fuori di FB, ai vostri contatti whatsapp, parenti, amici, colleghi, conoscenti. Meglio, ancora, organizzate un banchetto.

Sul sito del Comitato Sì aboliamo la caccia troverete tutte le info utili. 

Qui il link: https://www.referendumsiaboliamolacaccia.it/

mercoledì 15 settembre 2021

Carne artificiale sì o no?

 

Quando mi chiedono se sarei disposta a mangiare la carne artificiale (non quella vegetale, ma quella riprodotta dalle cellule dell'animale senza che venga ucciso), io faccio una serie di riflessioni.

Parto innanzitutto da una consapevolezza antispecista, che ho maturato negli anni, secondo cui ho smesso di vedere, pensare, immaginare, ricordare e persino sognare gli altri animali in funzione di qualcosa, che sia venire trasformati in prodotti alimentari ("carne") o essere usati come macchine per produrre qualcosa (latte, uova, miele, lana). 

In pratica ho del tutto rimosso dalla mia mente l'associazione animale=cibo. 

Il termine "carne" quindi per me non ha più senso; come non lo ha mai avuto in relazione ai cani, ai gatti, agli esseri umani o ad altre specie che culturalmente non mangiamo e non abbiamo mai mangiato.

E il punto è proprio questo: noi mangiamo alcune specie per cultura e  spesso continuiamo a vederli come cibo e prodotti alimentari anche dopo che siamo diventati vegani. 

Siamo diventati vegani perché non ci piaceva l'idea che soffrissero e ci siamo fermati al pensiero del "basta che non soffrano". Poi ci siamo spinti ancora oltre e abbiamo compreso che non devono proprio venire uccisi, a prescindere dalle modalità di allevamento o uccisione. 

A quanto pare però ancora non riusciamo a scalzare dalla mente l'idea del corpo degli altri animali come cibo.

Per questo motivo continuiamo a pensare che non ci sia nulla di male nel mangiare la carne artificiale (purché nessun animale venga ucciso), o nel mangiare le uova della gallina salvata dall'allevamento che ora razzola libera nel giardino (purché muoia di morte naturale e non soffra).

Questo modo di pensare è un modo di pensare ancora specista.

Voi direte: purché gli animali non vengano uccisi. 

Ma lo specismo è molto di più della pratica di allevare e uccidere, è appunto una forma mentis che continua a relegare gli animali entro una precisa funzione, a considerarne il valore ontologico e morale inferiore al nostro, a pensarli come prodotto, come "carne".

Io vi faccio una domanda molto semplice: se venisse prodotta carne artificiale dalle cellule di un bambino (ma senza che alcun bambino venisse ucciso) o di un cane o gatto (ma sempre senza che venissero uccisi), saresti disposti a mangiarla?

Sono sicura che direste di no, anche se, in teoria, non sussisterebbe alcun problema etico e morale in quanto nessun individuo sarebbe sfruttato, avrebbe sofferto e verrebbe ucciso. 

Ecco, chiedetevi invece come mai sareste disposti a tornare a mangiare carne artificiale di manzo, maiale, pollo (chiedetevi pure perché mangereste le uova di gallina, ma non di gabbiano o fagiano o altri volatili. È semplice: perché questi volatili non li abbiamo mai considerati come produttori di uova). 

La risposta è che non avete ancora sconfitto dentro di voi lo specismo, quello che vi fa considerare gli altri animali in funzione di qualcosa e non come individui che nascono liberi per loro stessi.

Quindi io no, non tornerei a mangiare "carne", nemmeno quella coltivata. 

Come non mangerei carne coltivata di esseri umani (anche se magari il sapore potrebbe essere buono), o di gatti o procioni.

Detto ciò, accolgo con discreto entusiasmo la sua commercializzazione intanto perché spero che possa venire usata per gli animali carnivori che convivono con noi (e quelli selvatici che vengono soccorsi e curati nei cras), e poi perché magari in futuro potrebbe portare all'abolizione definitiva degli allevamenti e questo sarebbe un enorme traguardo. Un traguardo che tuttavia non esaurirebbe l'immensa questione dello specismo che è invece filosofica, politica, giuridica, artistica, economica, culturale in senso ampio.

Lo specismo, infatti, non si esaurisce nelle sole pratiche di allevamento, è molto di più e riguarda il modo più ampio in cui vediamo, pensiamo, immaginiamo e quindi ci relazioniamo agli altri animali. Ragion per cui non sarà l'invenzione della carne artificiale a sconfiggerlo, ma ci vorrà tempo, educazione, una nuova cultura antispecista che abbracci a 360 gradi tutti gli ambiti della questione animale (il tema dello specismo, come sapete, l'ho affrontato in maniera divulgativa nel mio libro "Ma le pecore sognano lame elettriche? pubblicato da Marco Saya Editore. A proposito, in autunno, spero, ci sarà modo di presentarlo da qualche parte).


mercoledì 1 settembre 2021

Post semi-serio

 Ieri ho risposto a una domanda di un post di una pagina generalista. La domanda era: cosa non mangereste mai per nessun motivo al mondo, o una cosa del genere.

Io ho risposto "animali e prodotti del loro sfruttamento". 

C'erano tantissimi altri commenti. 

Indovinate sotto al quale si è scatenata una flame? 

Che ve lo dico a fare...

Allora, gente, siamo messi male, malissimo. Età media dei commentatori sui 30 anni, quindi non parliamo di persone anziane che non hanno accesso ai media.

Le obiezioni che vengono puntualmente poste a noi vegani direi che possono essere riassunte in quattro macro-insiemi: quello dell'etica, quello della nutrizione, quello della zoologia e quello dell'antropologia.

Nel primo rientrano tutte quelle che fanno appello a ragionamenti di etica al ribasso e che vorrebbero dimostrare che nessuno al mondo può dirsi davvero etico: anche le piante soffrono, anche i raccoglitori di pomodori sono sfruttati, anche il tuo telefonino comporta sfruttamento, quando cammini schiacci le formiche e così via. 

In pratica, siccome è impossibile vivere in modo totalmente etico, tanto vale mangiarsi pure gli animali. A questo punto, ma perché non anche tua nonna? 

Poi, altra obiezione è la sempreverde (parlando di verde, appunto): ma allora che ti mangi, non si può campare solo di insalata e pomodori (sul serio? Il vasto mondo dei vegetali dunque offrirebbe solo pomodori e insalata?), ti ammalerai entro pochi anni (bah, sono vegana da dieci e, toccando ferro, godo di buona salute e peraltro nemmeno solo particolarmente salutista, anzi), e tutte le varianti del caso.

Ora, siamo nel 2021, ci sono più account di vegan food blogger su Instagram e Youtube che stelle in cielo e ancora pensi che io mangi cicoria tutto il giorno? 

Passiamo agli esperti di zoologia: anche gli animali si mangiano tra loro (quali? No, perché ci sono anche animali erbivori e poi non è che si mangiano tra loro, altrimenti potremmo analogamente giustificare il cannibalismo), gli animali sono cattivi, gli animali sono feroci ecc.

Poi però subito dopo si rimarca l'immensità dell'homo sapiens, che sarebbe diverso da tutti gli altri. Decidetevi, o siamo animali tra gli animali e quindi se ti incontro ti stacco la testa a morsi, oppure in virtù del fatto che siamo capaci di compiere tante belle cose, compresa l'invenzione di Dio, della legge, della filosofia, della libertà, dei diritti umani ecc. possiamo anche fare un passetto ulteriore e arrivare a formulare un'etica comprensiva del rispetto di tutti gli esseri senzienti.

Per ultima, la più bella: l'homo sapiens da quando è nato (sic!) ha sempre cacciato. Detta da chi probabilmente non sa nemmeno posizionare gli eventi della storia più recente e probabilmente non ti saprebbe nemmeno dire la data della rivoluzione francese, figuriamoci discettare delle abitudini dei nostri antenati. 

Oh, comunque meno male che siamo noi vegani che rompiamo il caxxo ai carnisti... 

P.S.: ho mangiato animali anche io per tanti, troppi anni. Eppure quando venivo a contatto con un vegetariano (e parliamo di anni fa, quando non c'erano nemmeno tutte le informazioni di oggi), stavo zitta, consapevole di non avere scuse. Al massimo mi azzardavo in un: ti ammiro, io non ci riesco, ma vorrei. 

E alla fine ci sono riuscita perché se capisci che gli altri animali sono esseri senzienti, tutte le scuse prima o poi cadono.