1° maggio, festa del lavoro.
Ricordiamo però che là fuori ci sono individui schiavizzati e oppressi, usati, martoriati, uccisi, consumati.
E che alcuni lavori non sono lavori perché implicano un esercizio continuo di violenza su questi individui.
Essere antispecisti significa vedere la cose dalla prospettiva degli oppressi, delle vittime, quindi è importante non spostare il focus da quello che subiscono i loro corpi al discorso della scelta di chi ne consuma i corpi o di chi sarebbe costretto dalle circostanze a lavorare dentro i mattatoi.
Gli operai potranno essere persone sfruttate, ma gli animali sono letteralmente divorati.
L'ipocrisia maggiore comunque è messa in atto dai mandanti, da chi non si sporcherebbe mai le mani dentro un mattatoio, ma vuole tranquillamente accedere al "prodotto finito".
Bisogna riflettere sulla dissonanza cognitiva della maggior parte delle persone, far leva sul momentaneo senso di colpa che sembra provare nel momento in cui afferma che sì, si dispiace per tutti quegli animali che vanno a morire, ma poi continua a trovare giustificazioni assurde e insensate per continuare come sempre, senza far seguire al senso di colpa un cambiamento delle proprie abitudini.
A nessuno piace pensarsi come persona che fa del male agli animali, eppure continuando a mangiarli e a usarli si è parte di quel sistema che ne violenta i corpi e si continua a normalizzare l'idea che non ci sia niente di sbagliato nel farlo.
Gli altri animali non esistono sul pianeta terra per noi, non sono schiavi al nostro servizio e se ci dichiariamo libertari, progressisti, per il rispetto degli altri, dobbiamo ricercare la coerenza nei nostri discorsi e far seguire scelte e fatti alle parole.
Foto di: © Tomas Castelazo, www.tomascastelazo.com
/ Wikimedia Commons / CC BY-SA 4.0
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