Vi racconto una storia, ma per dirvene un'altra.
L'arrivo delle rondini mi fa pensare a mia madre.
Qualche mese prima che morisse fu ricoverata in ospedale e rimasi qualche notte a vegliarla.
All'alba mi affacciavo alla finestra del corridoio e guardavo le rondini adulte che andavano e tornavano ai loro nidi situati sotto le grondaie dell'edificio di fronte. Ogni volta portavano nel becco qualcosa, ora un filo di paglia o un rametto per costruire o rifinire il nido, ora un insettino (porello) da far mangiare ai piccoli, che sentivo pigolare in attesa.
Mettevano allegria, c'era aria di festa. In quei momenti di quelle mattine sapevo che mia madre stava morendo, eppure quelle rondini mi aiutavano ad affrontare il dolore.
I passerotti e altri uccellini invece mi ricordano mio padre perché, anche se non era diventato vegano, stava comunque imparando a guardare gli animali con occhi nuovi e a rispettarli; tutti i giorni metteva del mangime sul terrazzo e volatili di piccole dimensioni arrivavano a frotte, talvolta portando i loro piccoli, mostrandogli dove si trovava il cibo e talvolta azzardandosi anche a zampettare fin dentro casa.
Le rondini però non sono belle perché simbolo della primavera, della terra che rinasce, perché ci ricordano qualcuno o perché, come nella bellissima poesia di Pascoli, simbolo della malvagità dell'esistenza terrena, dell'iniquità della morte.
Le rondini sono belle perché, come tutti gli altri animali, sono individui senzienti con un loro valore intrinseco.
E così i passeri e altri uccelli e ogni altro animale.
Io questa volta ho fatto una cosa che non dovrei fare: ho parlato di altri animali per parlare in fin dei conti dei miei genitori, di me, dei miei ricordi.
E così la narrativa, la poesia, le arti figurative, i dipinti, il cinema hanno sempre parlato degli altri animali, tranne rare eccezioni, in rappresentanza di qualcos'altro. Come simboli. Mai in quanto individui.
Nella prima parte del mio libro sull'antispecismo che sta per uscire affronterò anche questo discorso qua, ossia l'uso degli animali e il posto che gli diamo nell'ordine delle cose da noi stabilito, quindi lo specismo, nella letteratura, nell'arte, nel cinema.
Perché poco importa che si parli di altri animali, se non lo si fa nel modo giusto, ossia spazzando via lo specismo.
Servono altre narrazioni.
*Lo so, do questa notizia così, en passant, ma tanto quasi tutti voi lettori del mio blog mi seguite anche su FB e quindi immagino che lo sappiate già. Se invece non è così, abbiate pazienza, ve ne parlerò prestissimo.
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