Ho notato che si tende spesso a far coincidere lo specismo con qualche altra oppressione, ora con il razzismo, ora con il capitalismo, ora con la cultura patriarcale.
Guardate che c'è da riflettere su questo: come se parlarne separatamente, prioritariamente, urgentemente, specificamente, peculiarmente non fosse ritenuto abbastanza.
E certo che non è ritenuto abbastanza, ma perché sono proprio gli altri animali a non essere ritenuti abbastanza: abbastanza degni di considerazione, abbastanza degni del fatto che qualcuno si possa dedicare all'analisi della loro oppressione, abbastanza visibili da meritarla questa attenzione, abbastanza degni da parlarne.
Ma è proprio questo lo specismo.
Cioè, il non ritenere gli altri animali abbastanza importanti da essere raccontati separatamente.
Tutto gli dobbiamo togliere, anche la peculiarità di essere oppressi, schiavizzati, uccisi, consumati, controllati totalmente.
Ogni volta che si parla dello sfruttamento animale sentiamo l'esigenza di accorparci qualche altra oppressione, ora quella dei neri, ora quella degli operai sfruttati, oppure quella del pianeta, o delle donne.
Le analogie vanno bene, sono importanti perché fanno capire alcune cose e agli altri movimenti si deve guardare anche per comprendere quali strategie possano funzionare e quali no, ma non per affossare gli altri animali ancora di più.
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