martedì 30 marzo 2021

Cambiare tutto per non cambiare niente

 

Benessere animale" innanzitutto è una menzogna funzionale a rassicurare i consumatori. Menzogna concepita all'interno di un sistema specista in cui gli altri animali sono pensati e trattati in quanto merci per produrre reddito o da cui spremere tutto il reddito possibile. 

Partendo da questa premessa ciò che scrive il giornalista quindi è esatto, ossia le norme del "benessere animale" sono concepite essenzialmente in funzione dell'ottenimento di certi standard di salubrità di un prodotto, che sia "carne", latte o uova. 

Questa è la narrazione di un sistema che non è interessato alla liberazione degli animali, ma soltanto a cambiare eventualmente metodo lasciando tutto immutato nel profondo (il profondo dello specismo).

Il problema è quando la stessa viene vista positivamente anche nel mondo animalista/antispecista, non capendo che senza abbattere i margini dello specismo, si continuerà sempre a navigare nelle medesime acque torbide che rendono impossibile scorgere l'ingiustizia della questione animale. 

Il problema è anche un altro, ossia che spesso si tende a far collimare la questione dello specismo con la sola questione degli allevamenti, dei mattatoi, della produzione alimentare. Invece lo specismo è qualcosa di molto più profondo, interiorizzato e pervasivo. È un'ideologia invisibile. Un'ideologia di cui la nostra cultura è intrisa totalmente. Il mattatoio e gli allevamenti sono la punta dell'iceberg.

Servizi come questi illudono che possa avvenire un cambiamento, ma un cambiamento nei metodi di produzione è ben distante da una reale ed efficace messa in discussione dello specismo.

domenica 28 marzo 2021

"Tappatevi le orecchie!"

 Dicono, talvolta, "Vegani, tappatevi le orecchie", per poi sciorinare parti di corpi animali considerati alla stregua di ingredienti; e a seguire l'immancabile risatina a condire il paternalismo come se fossimo bambini troppo sensibili da preservare dalla violenza. Quella violenza che conosciamo fin troppo bene e da cui abbiamo deciso di affrancarci.

Amici miei, non è questione di tapparsi le orecchie perché le ingiustizie rimangono tali, anche se si fa finta di non sentire le urla degli oppressi. Piuttosto, smettetela voi di tapparvi orecchie, occhi ed emozioni. 

Togliete il tappo alla vostra empatia e lasciatela fluire liberamente, anziché dosarla a seconda della specie.

venerdì 26 marzo 2021

Il fascismo di chi non vuole prendere in considerazione la questione animale

 La parlamentare del M5S Daniela Torto presenta un'interrogazione per chiedere di far luce sul caso di un gatto allontanato da un capotreno mentre i proprietari dormivano e in seguito smarrito. La Torto dichiara la necessità di "una rivoluzione culturale anche nel mondo animale. Un mondo troppo spesso aggredito e mai ritenuto alla pari del mondo dell'essere umano". 

Lungi da me fare propaganda partitica (e ne avrei parlato pure se fosse stata di qualsiasi altro schieramento), ma questa parlamentare ha fatto un discorso praticamente antispecista. Infatti lo specismo consiste proprio nel riservare agli altri animali un trattamento morale diverso rispetto a quello degli esseri umani.

Peccato che l'articolo che le dedica Repubblica sia a metà tra il serio e il divertito e che sui social sia stata bersagliata da commenti del tenore "signori miei, che fine ha fatto la politica, ci manca solo che ci si debba occupare anche di un gatto".

Provo molta tristezza nei confronti di chi non prende sul serio la questione animale; la giusta attenzione che dovrebbe essere rivolta a un gatto smarrito - e forse ferito e morto - a causa del gesto di un capotreno è solo la punta dell'iceberg della tragedia più ampia e complessa dello specismo, ovviamente, ma intanto è bene che se ne parli.

Chi sottovaluta la questione animale è un conservatore della peggior specie. Il fascismo inizia anche da qui. Dal non riconoscere il diritto alla vita e alla libertà di tutti gli individui, nell'attribuire status ontologici inferiori ad alcune categorie di viventi, specialmente gli altri animali, e nel ridicolizzare chiunque lotti contro l'oppressione specista.

Aggiornamento: Grisù è stato ritrovato! Almeno questa vicenda ha avuto un lieto fine, ma rimane il problema dello specismo.

mercoledì 24 marzo 2021

Perché si chiama femminicidio e non omicidio

 Quando riporti l'esatta definizione, linguistica e giuridica, di un termine - in questo caso, femminicidio - e ti dicono che vuoi imporre la tua idea. 

Il femminicidio non indica semplicemente il sesso della vittima, ma i motivi per cui le vittime di sesso femminile sono uccise dagli uomini per motivi inerenti il modo in cui la società patriarcale vede, considera, tratta le donne; così come per i motivi inerenti i ruoli entro cui, sempre la società patriarcale, vorrebbe relegare le donne. Il femminicida cioè non accetta che la donna sfugga a queste dinamiche di potere predeterminate e quindi la punisce o si vendica, eliminandola.

Per esempio è un femminicidio quando un uomo uccide la propria compagna, moglie, fidanzata o ex perché non accetta che lo abbia lasciato, o che voglia lasciarlo o perché non si comporta come lui vorrebbe, non riuscendo ad accettare che una donna possa avere una sua personalità e capacità decisionale. O anche se la donna muore in seguito a uno stupro. 

Non è femminicidio invece l'uccisione di una donna per motivi esterni alle dinamiche relazionali che fanno capo ai ruoli decisi dalla società patriarcale, che so, se una donna viene uccisa da un'altra donna per motivi vari o perché colpita da un proiettile nel bel mezzo di una sparatoria durante una rapina in banca o se è una vittima sul lavoro o di un incidente di strada.

L'uccisione di una donna da parte di un estraneo o di un sicario per moventi politici o di denaro, non è un femminicidio.

Con il termine femminicidio non si intende connotare le donne come persone di sesso inferiore e chi ha problemi con la radice del termine femmina, vuol dire che inconsapevolmente ha interiorizzato l'idea di inferiorità del sesso femminile.

Chiarire ciò e intervenire quando si leggono cose sinceramente imbarazzanti che mostrano totale ignoranza della questione (con tanto di mansplaining da parte di uomini che ti dicono che ora ti spiegano loro, ti spiegano loro il femminismo, tu non lo sai, non hai capito nulla, meno male che ci sono loro a spiegare alle gentili donzelle, meno male ché altrimenti noi donne da sole ancora stavamo in cucina a lavare i piatti tutto il giorno, eh, se non ci fossero stati loro a dare vita al femminismo...) non è imporre le idee, ma appunto dare informazioni corrette.

Altrimenti tutto diventa opinabile e anche affermare con forza che la terra è tonda laddove si legge che è piatta viene ridotto a un voler imporre le proprie idee. 

Alcuni fatti non sono idee, la definizione di alcuni termini non è un'idea. 

Non è che ci si sveglia la mattina e si decide di cambiare significato a un termine.

P.S.: chiarire le cause dell'uccisione delle vittime è importante perché permette di analizzare e lottare contro certe dinamiche. Non è questione di chiarezza terminologica e basta, è questione socio-culturale.

martedì 23 marzo 2021

Bambini e paure nel tempo

L'altro giorno stavo camminando e sul lato opposto della strada avanzava, in parallelo a me, un ragazzino che avrà avuto sui dodici anni. A un certo punto mi è andata la saliva di traverso e ho iniziato a tossire ripetutamente. Il ragazzino mi ha guardata e ha affrettato  il passo, anche se tra noi c'era di mezzo la larghezza di una strada abbastanza ampia.

Qualche metro più avanti me lo sono ritrovato accanto a un semaforo. Era sovrappensiero, inizialmente non aveva fatto caso a me, poi deve avermi notata e riconosciuta (quella che tossiva!) e ha fatto un balzo velocissimo per allontanarsi, tirandosi su la mascherina fin quasi sotto agli occhi. Nemmeno avesse visto un'appestata!

La cosa un po' mi ha fatto sorridere, ma poi anche riflettere su quanto deve essere difficile per i bambini e i ragazzini vivere in questi tempi di epidemia. Noi abbiamo tanti strumenti per razionalizzare e tranquillizzarci, strumenti critici che usiamo per interpretare le notizie, o per pensare a eventuali soluzioni in caso ci ammalassimo, ma loro no. 

Ricordo di come nella mia testa di bambina venissero amplificati i fatti esterni di cui mi giungevano gli echi attraverso la televisione, i discorsi degli adulti, le parole colte di sfuggita in vari momenti della giornata. Nella mia infanzia e primissima adolescenza c'erano gli anni di piombo, il terrorismo, i rapimenti. Ricordo che con le amichette giocavamo a rapiti e rapitori. Il sequestro Moro e di altri personaggi di spicco risuonava nella mia testa e veniva amplificato di tutte le paure possibili che un bambino può provare a quell'età. 

Pensate adesso a questi bambini di oggi che hanno visto i telegiornali, che non sentono parlare d'altro da mesi, che sono stati ossessionati da mascherine, distanze, lockdown, quarantena, coprifuoco e restrizioni varie. 

Terrorizzati da un colpo di tosse, da uno starnuto. Immaginate la loro paura di perdere i genitori e di restare soli.

lunedì 22 marzo 2021

Donne scostumate che fanno vergognare i loro mariti!

Se volete farvi un'idea dello stato dell'arte della consapevolezza femminista nel nostro paese, andate a leggere i commenti di molte donne sotto alla foto di Chiara Ferragni che si è fotografata mezza nuda davanti allo specchio. In realtà in questa foto si vede solo il pancione (è incinta) perché il seno è coperto con le mani.

Ora, il discorso sul fatto di mostrarsi nude o meno magari lo affrontiamo un'altra volta (ma intanto, in sintesi, in una società rimasta radicalmente patriarcale e maschilista, ogni donna libera paga lo scotto di essere ancora stigmatizzata e additata), ma quello che è terrificante è vedere come molte giovani ragazze (non donne della generazione precedente, attenzione!) la criticano poiché essendo sposata non dovrebbe mostrarsi nuda; il tenore dei commenti è: "Ma tuo marito cosa dice? Ma ti lascia fare queste foto?" come se le donne dovessero ricevere l'approvazione dei loro compagni, fidanzati, mariti ecc. 

Per inciso, non è la prima volta che le scrivono questi commenti, puntualmente arrivano ogni volta che fa qualcosa che secondo loro "una donna sposata e madre" non dovrebbe fare.

Parliamo di commenti di ragazze giovani. E ok, una parte magari saranno anche pilotati, cioè fake perché generano discussioni infinite sotto ai suoi post facendo aumentare l'engagement rate e la visibilità del suo account, ma, credetemi, la maggior parte sono autentici.

Ora, Chiara Ferragni non è certo il mio modello di donna per tutta una serie di motivi, ma è comunque una donna che fa quello che le pare e che ha creato un business enorme (ok, anche grazie all'aiuto del suo ex, ma non è una stupida insomma), eppure tutto quello che riescono a dirle è di non mostrare le tette e il pancione e non perché così si auto-oggettifica - attenzione, sarebbe un argomento che presuppone una certa consapevolezza -, ma perché è sposata e madre e quindi il marito potrebbe ingelosirsi e risentirsi e il figlio in futuro potrebbe pensare "caspita, che madre scostumata che ho".

Chiara Ferragni non è il mio esempio di femminismo, ma sicuramente i commenti delle sue follower sono l'esempio di cosa il femminismo NON è.

domenica 21 marzo 2021

Differenza tra liberazione animale e pietismo/protezionismo

 

In ottica di liberazione animale e antispecismo gli agnelli non si comprano. Ogni azione ha un significato anche simbolico e comprare dagli allevatori non soltanto significa far guadagnare l'allevatore stesso (quando, in ottica antispecista, dovremmo mirare piuttosto al fallimento o riconversione di quell'attività), ma soprattutto tale atto giustifica e rimarca la considerazione specista di questi animali, cioè quella di essere considerati solo in funzione del profitto, quindi li sottoporrebbe alla mercificazione anche da parte nostra.

Chi compra pensando che comunque è pur sempre una vita che si salva, agisce in un'ottica pietistica e protezionistica. Che ne sia consapevole, almeno.

Quello che in assoluto non va mai fatto è redimere la figura dell'allevatore facendolo passare per un benefattore che ogni tanto "cede" per compassione qualche cucciolo agli "amanti degli animali". Una messinscena che fa il gioco dello specismo, simile a quella di quando il Presidente degli Stati Uniti concede la grazia a un tacchino nel giorno del Ringraziamento.


Usati come cavie

 


L'espressione "ci usano come cavie" è entrata nell'uso comune per indicare, talvolta in maniera soltanto figurata, lo sdegno nei confronti di esperimenti - psicologici, sociologici o fisici - che i governi o altri fanno su di noi. 

Esattamente come nell'equivalente "ci trattano come bestie", con tale espressione si sottintende e rimarca la differenza ontologica tra  noi e gli altri animali - quella differenza che è alla base dello specismo, cioè che ne costituisce le fondamenta essenziali per poter poi dare avvio a determinate pratiche o comunque giustificarle  -, cioè si esprime l'accettazione e il tacito consenso al fatto che gli animali siano usati come cavie (o come animali da macellare o trattare comunque in modo diverso rispetto a noi) perché sono appunto animali (tautologia specista), mentre ci si ribella quando il medesimo comportamento viene agito su di noi poiché immorale, ingiusto, sbagliato. Si attua così un doppio standard. 

Da notare poi che il termine cavia è anche una metonimia, cioè, da nome comune di animale, appunto la cavia, piccolo roditore ecc.,  è diventato un termine che sta ad indicare, per estensione e spostamento semantico, ogni animale usato per la sperimentazione (medica, scientifica e in generale per tutti i test di varie tipologie di prodotti immessi sul mercato), dato che le cavie sono da sempre tra gli animali più usati. 

La metonimia viene appunto usata anche per gli esseri umani, ma, e in questo risiede lo specismo, in un'accezione negativa, critica. 

Sarebbe bello che almeno chi è antispecista prestasse attenzione al linguaggio per evitare di rafforzare, inconsapevolmente, proprio quello specismo che vorrebbe combattere.

Immagine presa da Wikipedia.