Il pensiero della sofferenza degli animali entra spesso in maniera prepotente anche nei miei sogni (e del resto come non potrebbe?).
Stanotte mi trovavo in Sicilia, su una spiaggia bellissima, il mare era azzurro, la sabbia morbida, il sole caldo ma non insopportabile.
A un certo punto approda sulla riva un peschereccio, colmo di pesci agonizzanti e di piccoli tonni già morti, decapitati, immersi nel loro sangue.
Inizio a urlare alle persone in spiaggia e gli chiedo come possano consentire tutto questo, ma l'incubo si aggiunge all'incubo perché queste persone sembrano non capire, parlano con atroce indifferenza di fritture e di spaghetti agli scogli, qualcuno ride, altri si voltano e si rimettono a prendere il sole.
Solo una famiglia, accanto al mio ombrellone, interviene dicendo che in effetti è vero, causiamo tanta sofferenza; la figlia, una ragazzina, dice: "Anche quella dei pesci è carne.".
Il sogno si chiude con la famiglia che mi chiede consigli su come diventare vegana.
Nel nuovo anno mi riprometto di parlare di più dei pesci, dei tonni, dei polpi, di tutti gli abitanti marini che vengono trucidati senza pietà o tirati su con le reti e poi lasciati agonizzare per ore.
Le immagini le ho prese da un articolo di un giornale che si chiama IlSicilia.it in cui si dice che "La mattanza sia qualcosa di più di una semplice battuta di pesca, è tradizione millenaria che non si dovrebbe perdere perché è cultura e identità di un popolo, è rito che sconfina nel sacro e nel religioso ma è anche allegoria dell’esistenza attraverso il trionfo della morte che spinge l’uomo, alla vana ma allo stesso tempo incessante e costante lotta con la natura. È lo spettacolo della vita nei tratti forse più macabri e crudeli ma anche affascinanti.".
Io dico che invece è la cultura specista in tutto il suo macabro splendore.
Metto il link qui per chi volesse andare a leggerlo: https://bit.ly/2JVP87j
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