Questa immagine racchiude la normalizzazione di due forme di sfruttamento: quello del corpo della mucca e quello del corpo della donna umana.
Entrambi i corpi ritratti sono finalizzati ad appagare il consumatore: l'onnivoro che beve il latte di mucca, in un caso, lo sguardo maschile, nell'altro.
E sì, perché lo specismo, cioè l'ideologia invisibile che normalizza l'uso degli altri animali, e il maschilismo, figlio della cultura patriarcale che sottomette le donne allo sguardo maschile e ne normalizza la mercificazione, vanno spesso a braccetto.
Nelle immagini, nel linguaggio, nella riduzione della donna all'animalità, o meglio, all'idea degradata che abbiamo costruito dell'animalità in opposizione a quella di umanità.
La donna è istinto, la donna è vacca, è troia, è cagna, è irrazionale, è vipera, è gatta morta, è zoccola, è la lupa, è divoratrice di uomini, è preda. Insomma, è l'animale per eccellenza, laddove l'animale è in opposizione all'uomo forte, saggio, razionale, ragionevole, predatore. L'uomo è intelletto, la donna è solo funzione corporale: da usare sessualmente o per procreare.
Vacca e donna. Utili al consumo. Questo ci dice, in sostanza, a un livello subliminale profondo, l'immagine postata.
Immagine presa dal web (ringrazio Giuseppe Di Benedetto per avermela gentilmente passata).
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