La retorica del macellaio che sarebbe una persona normale che si trova a uccidere gli animali poiché costretto dalle circostanze, è, per l'appunto, retorica specista che ancora minimizza gli interessi degli altri animali.
Certamente è una persona normale, ma una persona normale che fa cose orribili, esattamente come erano persone normali i nazisti che uccidevano gli Ebrei nei lager, o che li deportavano o denunciavano alla polizia. Persone normali che fanno cose orribili. Ed è proprio questa la famosa banalità del male di cui parla la Arendt, una banalità che non va giustificata, minimizzata, scusata, pena il suo rafforzamento di una sua ulteriore normalizzazione.
L'antispecismo non è un'idea di salvezza e gentilezza verso tutti, ma una battaglia di liberazione degli altri animali dall'oppressione che subiscono nella nostra società per mano della nostra specie. Ci sono diversi gradi di responsabilità condivisa, e questi gradi vanno saputi riconoscere e distinguere; così come bisogna ben distinguere gli attori in gioco. Gli altri animali sono le vittime assolute; i consumatori sono i mandanti, talvolta consapevoli, altre semplicemente indifferenti; i macellai, allevatori, vivisettori ecc. sono gli esecutori materiali.
Parlare di antispecismo significa mettere al centro del discorso gli altri animali, riconoscerli come categoria di viventi oppressa e lottare per la loro liberazione. Introdurre altre soggettività, che saranno pure oppresse in altri campi, ma che nei confronti degli altri animali sono comunque oppressori, significa minimizzare la specifica forma di oppressione che va sotto il nome di specismo; significa finanche negarla o occultarla per dare spazio e voce ad altri.
Deresponsabilizzare significa accettare, normalizzare, minimizzare.
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