sabato 13 giugno 2020

Il mondo a misura degli umani è un mondo sbagliato

Ieri un ragazzino di circa undici/dodici anni stava tentando di prendere a calci dei piccioni che se ne stavano per i fatti propri. Nel mentre i suoi amichetti stavano lanciando sassi per scacciarne via altri in un altro punto.
Non lo stavano facendo ingenuamente, ossia per gioco, per divertirsi a farli volare via come a volte fanno i bambini più piccoli, ridendo, ma con un certo sadismo e cattiveria.
Ovviamente l'ho fermato e redarguito dicendogli che queste cose non si fanno, che gli animali vanno lasciati in pace perché hanno tutto il diritto di vivere e di stare al parco, esattamente come lui.
Mi ha guardata con aria di sfida, dicendomi: "Perché no? Mi davano fastidio!".
Gli ho risposto che, a fino a prova contraria, era lui che stava dando fastidio a loro, e non il contrario.
A quel punto è corso via, insieme ai suoi amichetti.
Avrei voluto continuare a parlarci, serenamente, farlo arrivare a comprendere perché aveva sbagliato, ma non è stato possibile.

La cosa che mi ha lasciata perplessa è stata l'incredibile tono di sfida con cui mi ha risposto, lo sguardo fermo, deciso, per niente intimorito o in imbarazzo; e poi ovviamente il fatto che stesse appunto prendendo a calci degli animali indifesi. I piccioni, fortunatamente, sono volati via, ma se ce ne fosse stato uno ferito che non avesse saputo volare? E se non fossero stati piccioni, ma altri animali?

Perché un ragazzino di undici/dodici anni compie dei gesti intenzionalmente violenti? Come sono percepiti i piccioni nella nostra società? I genitori cosa dicono? Cosa c'era dietro quel "mi danno fastidio"? E, se anziché una donna come me, fosse stato un uomo a fermarlo e redarguirlo, avrebbe reagito diversamente? Mi avrebbe guardato con gli stessi occhi di sfida e risposto male?
Perché nessun altro degli adulti presenti ha detto niente?

Specismo, maschilismo, indifferenza. Quante cose grandi per stare dentro a un bambino di undici anni. Concetti ed ideologie che vengono interiorizzati e fatti propri senza rendersene conto. Appresi per imitazione, trasmessi culturalmente.

L'antispecismo è proprio di questo che deve occuparsi, ossia di cambiare radicalmente il nostro rapporto con gli altri animali. Non soltanto dello sfruttamento industriale, che è soltanto un effetto di questo insano rapporto di dominio.

venerdì 12 giugno 2020

Persone normali che fanno cose orribili

La retorica del macellaio che sarebbe una persona normale che si trova a uccidere gli animali poiché costretto dalle circostanze, è, per l'appunto, retorica specista che ancora minimizza gli interessi degli altri animali.
Certamente è una persona normale, ma una persona normale che fa cose orribili, esattamente come erano persone normali i nazisti che uccidevano gli Ebrei nei lager, o che li deportavano o denunciavano alla polizia. Persone normali che fanno cose orribili. Ed è proprio questa la famosa banalità del male di cui parla la Arendt, una banalità che non va giustificata, minimizzata, scusata, pena il suo rafforzamento di una sua ulteriore normalizzazione.
L'antispecismo non è un'idea di salvezza e gentilezza verso tutti, ma una battaglia di liberazione degli altri animali dall'oppressione che subiscono nella nostra società per mano della nostra specie. Ci sono diversi gradi di responsabilità condivisa, e questi gradi vanno saputi riconoscere e distinguere; così come bisogna ben distinguere gli attori in gioco. Gli altri animali sono le vittime assolute; i consumatori sono i mandanti, talvolta consapevoli, altre semplicemente indifferenti; i macellai, allevatori, vivisettori ecc. sono gli esecutori materiali.

Parlare di antispecismo significa mettere al centro del discorso gli altri animali, riconoscerli come categoria di viventi oppressa e lottare per la loro liberazione. Introdurre altre soggettività, che saranno pure oppresse in altri campi, ma che nei confronti degli altri animali sono comunque oppressori, significa minimizzare la specifica forma di oppressione che va sotto il nome di specismo; significa finanche negarla o occultarla per dare spazio e voce ad altri.

Deresponsabilizzare significa accettare, normalizzare, minimizzare.

venerdì 5 giugno 2020

Stessa mano


La mano di chi ha offerto all'elefantessa incinta un ananas pieno di esplosivi facendole esplodere bocca e stomaco e portandola a un'orribile morte è la stessa di chi stabilisce una differenza tra la nostra specie e le altre, legittimando allevamenti, sfruttamento, una diversa considerazione morale.
La linea che separa l'apparente sadismo di un gesto dalla normalizzazione dei mattatoi è davvero sottile.

Qui il fatto: https://bit.ly/30bJQuj

mercoledì 3 giugno 2020

Come animali

L'espressione "come animali" per definire un comportamento violento e orribile è veramente stupida e priva di senso.

Innanzitutto vorrei chiedere a chi ne fa uso: "quali animali, per l'esattezza?Ti riferisci, che so, al polpo, alla formica, alla gallina, al coniglietto? O a chi?".

Lo specismo comincia dal linguaggio: nell'atto stesso di riunire una moltitudine di specie e individui diversi in un unico termine cui associare una valenza negativa risiede il fondamento costitutivo della violenza, la radice che annienta il valore della diversità.