sabato 23 maggio 2020

La retorica dell'intensivo


Ormai sembra diventata un luogo comune, non si fa in tempo a menzionare lo sfruttamento degli altri animali che immediatamente l'interlocutore di turno ti preavvisa che lui è contrario alla modalità intensiva, ma di tutto, eh, si precipita a chiarire, anche della coltivazione dei vegetali e della soia, e quindi aggiunge, è anche per questo che non diventerà mai vegano perché gli estremismi non vanno mai bene. E spesso è proprio in questi termini che argomentano persino filosofi e intellettuali (o sedicenti tali).

Chiariamo due punti fondamentali: uno, è quello che ormai ripeto in ogni post e cioè che ciò che va messo in discussione e si deve combattere è lo specismo, ossia tutto quell'insieme di pratiche e di narrazioni simboliche a supportarle che opprimono, schiavizzano e uccidono gli altri animali e quindi non si fa differenza tra un modello o meno di allevamento, in quanto ogni tipo di allevamento considera e usa gli altri animali solamente in funzione del profitto e del prodotto che se ne può ottenere e non li rispetta in quanto individui. Essere riconosciuti come individui implica il riconoscimento di qualcuno in quanto soggetto della sua stessa vita e non in quanto oggetto di proprietà da usare per trarne profitto. Per questo motivo nessun tipo di allevamento può dirsi etico o giusto.

Il secondo punto (a cui una persona veramente informata potrebbe arrivare benissimo da sola) che comunque va chiarito - anche se non riguarda l'antispecismo, bensì l'ecologia e l'ambiente - è che le coltivazioni intensive di soia sono destinate a ingrassare proprio quegli animali che ci si ostina a voler continuare a considerare prodotti, quindi non sono coltivazioni ad uso e consumo delle persone vegane, (che comunque sono ancora una minoranza); se la popolazione intera diventasse vegana ci sarebbe molto, ma molto meno consumo di soia e vegetali perché ovviamente sfamare direttamente una persona umana comporta un quantitativo parecchio minore di assunzione di vegetali rispetto a quanto ne serve per ingrassare un bovino.
Inoltre non è affatto necessario mangiare soia se si diventa vegani, anzi, molte persone vegane ne sono allergiche o intolleranti e la escludono totalmente dalla loro alimentazione. L'equazione vegani=mangiatori di soia è falsa. La soia è un alimento antichissimo consumato in Oriente, non è certo una prerogativa dei vegani.

Non mi sembra comunque giusto mettere sullo stesso piano la coltivazione di un vegetale, nello specifico la soia, e gli allevamenti degli animali. La coltivazione di un vegetale infatti, al massimo può avere effetti impattanti sull'ambiente, ma non danneggia il vegetale stesso; non produce un danno a un essere senziente. Invece gli allevamenti, a prescindere dal loro impatto sull'ambiente, provocano danni diretti agli altri animali e questo è il motivo dirimente per cui dovremmo scegliere di non mangiarli.

Foto: Jo-Anne McArthur / We Animals

2 commenti:

Anonimo ha detto...


Ne hai mai sentito parlare? Mi sembra interessante, no?

https://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/le-emozioni-nascoste-delle-piante/#descrizione


https://books.google.it/books?id=Dzm6DwAAQBAJ&pg=PT5&lpg=PT5&dq=vegetali+testimoni+di+crimini&source=bl&ots=Ujgj_kK8hj&sig=ACfU3U1mF07JxBny7ers0HhnBuzGFN7vGg&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjLxu-G6J3qAhVjysQBHWqUAN8Q6AEwAHoECAcQAQ#v=onepage&q=vegetali%20testimoni%20di%20crimini&f=false


Rita ha detto...

Ho letto Verde Brillante di Mancuso, ma non questo. Interessante, certamente, lo comprerò.