Bambini e animali, un binomio di cui si parla spesso, a volte in modo retorico, a volte appellandosi al diritto dei primi per giustificare lo sfruttamento dei secondi.
Il detto che i bambini amino gli animali in molti casi è vero perché i bambini sono curiosi, privi di pregiudizi, sicuramente attratti da individui diversi da loro e soprattutto non hanno ancora interiorizzato gli "insegnamenti" della cultura specista; però apprendono anche per imitazione dei genitori e se un genitore mostra disprezzo o repulsione verso gli animali o addirittura li uccide, è probabile che anche i bambini si convincano che sia giusto così. La loro sensibilità e empatia potrebbe venire presto soffocata e repressa e impareranno che avere una considerazione morale degli altri animali diversa da quella che riserviamo ai nostri simili sia la cosa giusta da fare.
C'è poi tutto un enorme discorso da fare in merito a quelle strutture di reclusione dove gli animali sono tenuti prigionieri: zoo, acquari, zoomarine; quelle in cui sono domati e schiavizzati: maneggi e circhi; quelle in cui sono sfruttati per le loro carni, latte, miele e uova: le fattorie didattiche.
Gli adulti portano i bambini in queste strutture per fargli vedere e conoscere gli altri animali, ma queste due motivazioni sono entrambe sbagliate poiché derivano da una concezione specista che considera gli altri animali al pari di oggetti da ammirare per soddisfare la nostra curiosità.
Gli altri animali invece sono individui e con gli individui al massimo ci si può relazionare, quando possibile, tramite incontri spontanei e non forzati o al massimo guardando dei documentari che li ritraggono liberi nel loro habitat naturale.
Quelli che pensano poi di conoscere dietro alle sbarre non sono nemmeno gli stessi individui che potrebbero incontrare in natura, ma sono prigionieri psicologicamente distrutti che si comportano in modo del tutto poco conforme a quelli che sarebbero i loro comportamenti in natura.
Immaginate una specie aliena che prenda alcuni umani e li rinchiuda dentro una stanza dalle pareti di vetro e poi li osservi per capire chi sono, come si comportano ecc.; cosa capirebbe di noi, privati degli stimoli, delle nostre necessità, delle nostre relazioni e affetti, prigionieri, incapaci di apprendere, di conoscere il mondo e la realtà al di fuori? Come saremmo?
Se pensate che gli altri animali seguano solo l'istinto, vi sbagliate. Questo è un pregiudizio. Liquidiamo con istinto tutti quei comportamenti che invece, se attuati da noi, definiamo cultura o intelligenza. Anche le altre specie hanno la loro cultura, si trasmettono informazioni e conoscenze. E questo in cattività non può avvenire, così come non avverrebbe se i prigionieri fossimo noi.
Il grande inganno semantico e cognitivo che avviene poi in queste strutture è quello di far credere che esista "il leone", "il delfino", "la tigre", cioè di considerarli esemplari intercambiabili al pari di un'automobile. Ogni animale è invece un individuo unico con caratteristiche etologiche di specie specifiche, ma un carattere proprio che gli deriva in parte dall'esperienza (che però in questo caso gli viene negata), in parte da geni unici.
Portare i bambini in queste strutture li abitua soltanto a percepire gli altri animali come esseri inferiori da guardare, domare, usare per soddisfare i nostri capricci. In pratica li abitua a considerare normale il dominio, la schiavitù, la violenza. Ciò che si apprende è lo specismo. Una delle peggiori forme di razzismo che produce crimini e violenze inenarrabili.
Se volete far conoscere gli altri animali ai vostri bambini, insegnategli a rispettarli perché non vi può essere vero incontro, vera relazione e vera conoscenza dell'altro senza rispetto. Se non c'è rispetto è dominio.
Foto scattata allo zoo di Roma. Non è un incontro, ma un atto di arrogante dominio in cui c'è un soggetto che guarda, pagando, e un individuo prigioniero sottratto al suo habitat, privato della possibilità di fare esperienza del mondo, di avere un'esistenza degna di essere vissuta.
Nessun commento:
Posta un commento