Coronavirus o meno, anche quest'anno, come tutti gli anni quando si avvicina la Pasqua, girano post di allevatori che vendono agnellini o capretti e puntualmente gli animalisti - in buona fede - ci cascano.
Io non so più cosa dire perché il discorso dovrebbe essere talmente ovvio che a ripeterlo ci si sente un po' stupidi, ma tant'è.
La tragedia dello sfruttamento animale consiste nel fatto che vengono fatti nascere individui allo scopo di essere usati come prodotti e la cui esistenza è programmata totalmente in funzione di quest'ottica.
Che ad acquistarli sia una persona che poi terrà l'agnellino in giardino cambia sicuramente la vita del singolo individuo, ma continua ad alimentare il guadagno e attività dell'allevatore. Non si scalfisce minimamente la visione dell'animale macchina o oggetto.
Ora, il consumo di carne d'agnello, grazie alle tante campagne animaliste fatte negli anni scorsi, è in calo (recente anche un appello della Coldiretti in proposito in cui si invitava a sostenere gli allevatori) e si spera che continui a calare sempre più; ma se si continuano a comprare agnellini e capretti questo non succederà.
Acquistare animali dagli allevatori è contrario a ogni principio di liberazione animale.
La teoria antispecista si può evolvere e quello che volete, ma le basi devono restare chiare.
P.S.: se volete fare una buona azione, fate una donazione a qualche rifugio. I rifugi ospitano individui liberati dalla macchina dello sfruttamento e hanno bisogno di cure, cibo, lavoro di volontari.
Sostenete i rifugi, non gli allevatori!
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