Come già anticipato, per la rubrica "un micio al giorno e la sua storia", oggi è la volta di Olimpiodoro, l'altro gattino rimasto orfano della sua mamma umana in seguito alla morte di mia cognata e che abbiamo accolto insieme a Johari (di cui ho scritto due giorni fa).
Olimpietto è un vecchietto di quasi diciotto anni; fu trovato e soccorso da Andrea Festa lungo Corso Francia, quando aveva pochi mesi, dopo che era stato investito da una macchina. Con una zampina rotta e altri problemi, ricoverato dapprima in clinica e poi adottato da mia cognata, con cui è rimasto fino allo scorso gennaio, quando, purtroppo, come già detto, è deceduta.
Olimpiodoro è uno di quei gatti che nel corso degli anni ha cambiato carattere, da diffidente e forastico - probabilmente anche a causa del trauma dell'incidente - è diventato un micio tenero e dolce, anche se ama comunque starsene per conto suo.
Negli anni passati, quando mia cognata andava in vacanza e ci dava le chiavi per andare ad accudire i mici, era impossibile avvicinarsi a lui: non appena ci sentiva entrare andava a nascondersi dietro la lavatrice nel bagno e se solo osavamo affacciarci sulla porta cominciava a ringhiare e soffiare come un pazzo. Io non sapevo nemmeno come fosse fatto, se non dalle foto. Con mia cognata era buono, ma solo ed esclusivamente con lei.
Negli ultimi tempi invece aveva cambiato carattere, pare, grazie alla pazienza di un amico di mia cognata che aveva cercato di farselo amico, tranquillizzandolo con parole dolci e perdendoci molto tempo. Da allora la sua ritrosia nei confronti degli umani è scomparsa.
La scorsa estate si è ammalato, smettendo improvvisamente di mangiare. Ricoverato presso la clinica della Dottoressa Paola Gagliano, è stato curato per ipertiroidismo ed è tutt'ora sotto cura (prende una pasticchetta al giorno). Ha ripreso il peso che aveva perso, il suo pelo è di nuovo folto e lucido e non si direbbe mai che stia andando per i diciotto.
È un vecchietto dolcissimo che passa le sue giornate dormendo e salendo a varie riprese sul tavolo della cucina per chiedere da mangiare. Dispensa capocciatine a profusione a chiunque gli si avvicini e regala morsetti affettuosi. Della forasticità di un tempo gli è rimasta soltanto una certa ritrosia nel farsi prendere in braccio - ritrosia che ovviamente rispettiamo - e anche scarsa propensione nel venire a dormire sul letto insieme agli altri mici. Dorme da solo, nella sua cuccia, ma quando gli passiamo vicino, se è sveglio, ci afferra con la zampina per ricevere attenzioni e carezze, che ovviamente non gli facciamo di certo mancare.
Una nota triste: ha sofferto la perdita di mia cognata molto più che Johari, per molti mesi è corso alla porta ogni volta che sentiva suonare il campanello, forse, chissà, immaginando che fosse lei.
Rispettate gli animali, tutti, sono sensibili e senzienti. Non li mangiate, aiutateli, imparate a conoscerli, siate curiosi e rifiutate i pregiudizi.
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