Spesso quando si vuole esprimere un giudizio su persone che hanno commesso atti riprovevoli si usa dire "sono bestie!", "sono animali!", "porci schifosi!" e difatti da sempre l'attribuzione di valori positivi al concetto di umanità si costruisce a partire da quello spartiacque che la separa dall'animalità a cui, in opposizione, si riserva tutta la gradazione del negativo. Non ammettiamo che una persona umana, una della nostra stessa specie, possa fare cose che riteniamo sbagliate e quindi ci mettiamo al sicuro dai nostri stessi giudizi definendola "bestia", "dis-umana".
Implicitamente, ogni volta che diciamo così, partecipiamo alla nostra stessa auto-esaltazione: narrazione narcisistica per eccellenza che svilisce gli altri per meglio esaltare se stessa.
Abbiamo costruito la nostra identità unicamente in opposizione a quella di animalità, senza mai avere il coraggio di guardarci davvero a fondo e quando lo facciamo, se lo facciamo, siamo subito pronti a mascherare il riflesso di noi stessi poggiandoci sopra una maschera. Ma questa maschera è una finzione perché ciò che facciamo è umano, solo umano e appartiene a noi, alla nostra cultura. Quel che dobbiamo rigettare, rifiutare, cambiare è la nostra cultura e noi stessi, non gli altri animali.
La teriofobia non è altro che una maschera che copre il rifiuto di noi stessi.
1 commento:
Posta un commento