lunedì 16 settembre 2019

Commemorazione per un amico speciale


All'inizio eri un incontro speciale, uno di quelli da ricordare scattando una foto, poi eri diventato un incontro abitudinario, come un amico che si incrocia durante le passeggiate quotidiane e con cui ci si scambia un cenno del capo, a volte due parole.
Ogni volta mi ripromettevo di portarti delle noccioline, ma poi me ne dimenticavo sempre. Conoscevo i tuoi luoghi, i tuoi alberi, sapevo dove avrei potuto scorgerti, dove ti abbeveravi, dove zompettavi in cerca di ghiande e altre scorte per l'inverno.
In tanti si fermavano a guardarti, specialmente i bambini. A volte qualche cane ti inseguiva. Una volta sono stata in pena per te perché un cane da caccia era stato quasi sul punto di prenderti. Oh, lo so, per il cane si trattava probabilmente solo di un gioco, di un istinto alla predazione, ma di certo non per fame o sopravvivenza.
E dev'essere così che è andata alla fine, un cane o qualche altro animale è stato più veloce di te e ti ha preso.
Ti ho trovato sotto un albero, il corpicino già rigido, squartato su un fianco. Probabilmente stavi cercando di arrampicarti per metterti in salvo, ma sei rimasto lì, in mezzo alle radici, chissà per quanto.
Una morte iniqua, come tante di quelle che avvengono in natura.
Non è vero che in natura gli animali soffrano meno: spesso, quando vengono feriti o si ammalano, devono sopportare ore o giorni di agonia prima di morire. Non c'è nessuno a soccorrerli e se c'è, quasi sempre, si passa oltre perché "È la natura."
Ma anche noi siamo parte della natura, eppure ci curiamo e ci soccorriamo. È lo specismo, non la natura, che ci fa mettere in atto comportamenti diversi e ci fa applicare una morale diversa in base all'appartenenza di specie.
Per me eri un amico e negli ultimi tempi sembrava persino che avessi imparato a riconoscermi anche tu. Non scappavi, mi guardavi e poi continuavi a fare le tue cose. Mai fidarsi degli umani, amico mio, ti sussurravo ogni volta.
Ti cercherò ancora negli alberi, mi ricorderò di te a ogni fruscio di foglie, sui rami più alti, quelli che toccano il cielo. Come se fossi andato in un lungo, lunghissimo letargo. Dormi bene, amico mio.

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