giovedì 6 settembre 2018

Essere realisti: cioè, realizzare, far diventare realtà

C'è differenza tra il fatto che sia il sistema a introdurre delle riforme welfaristiche poiché avverte pressione politica in seguito a determinate richieste radicali, e tra il fatto che invece siano le stesse associazioni o parte del movimento a chiederle. Nel primo caso abbiamo una risposta, una reazione, nel secondo significa semplicemente aver tirato i remi in barca poiché ci si è accorti che la strada da fare è troppo lunga e ci si è messi in una posizione rinunciataria. 
Vero che la liberazione animale non potrà avvenire che per gradi, ma questi gradi non devono avvenire tramite negoziazioni che accontentano le aziende senza colpo ferire.

Le rivoluzioni si spengono quando gli obiettivi da conquistare sembrano troppo audaci e troppo di là a venire nel tempo, ma la capacità di immaginare una società diversa e di mettere in campo OGGI strategie atte ad attuarla - strategie che non siano però basate sui limiti della contingenza, ma volte a ostacolare e superare questi limiti - sono e sono stati i presupposti fondamentali di ogni rivoluzioni. I limiti bisogna superarli, arginarli, combatterli, non accettarli come dati di fatto atemporali e astorici.

La frase "bisogna essere realisti" viene quasi sempre recepita con un significato errato. Essere realisti dovrebbe significare conoscere come funziona il sistema per poterlo combattere in modo efficace, non rinunciare a combattere in modo radicale data la complessità della realtà. 
Se ci troviamo a dover scalare una montagna ardua, il realismo non dovrebbe consistere nel porci obiettivi a metà strada, ma nello studiare bene tutto il percorso e prepararci fisicamente e psicologicamente per affrontarlo.
Nel suo significato può profondo la frase "essere realisti" non può che voler dire una sola cosa: attiviamoci per REALIZZARE ciò che vogliamo. Che è tutto il contrario del fare poco per paura di non riuscire a fare di più. 

7 commenti:

Erika ha detto...

Comunque non dobbiamo mai stancarci di diffondere UK vegetarianismo o, ancora meglio, il veganismo, noi siamo gli angeli degli animali, che non hanno voce, quindi ognuno di noi deve diffondere w perseverare nel diffondere perlomeno il vegetarianismo, che già sarebbe tanto.

Erika ha detto...

Si è come smettere di fumare, i primi tre mesi senza carne sarà dura, ci potrebbero essere ricadute ma si deve fare per gli animali.

Erika ha detto...

Non sono di Forza Italia però apprezzo le proposte di legge di Michela Brambilla per il divieto di uccisione perlomeno dei cuccioli, da qualche parte bisogna pur cominciare, ricordiamoci che la liberazione avverrà in modo graduale, probabilmente su inizierà dai cuccioli, poi speriamo di allargare.

Erika ha detto...

Ho letto su quotidiano.net che è in corso un costante declino della carne di agnello e capretto, da circa 812 mila tra agnelli e capretti macellati nei giorni di pasqua del 2010 a circa 420 mila dell' anno passato, quindi Rita, anche convincere la zia a non acquistare carne o i genitori o gli amici non è pedalare a vuoto ma è fare il nostro lavoro di convincimento e persuasione continua che tutti noi animalisti siamo chiamati ogni giorno a fare, la goccia scava la pietra, non puoi certo aspettarti che un carnivoro smetta subito di mangiare carne, devi perseverare, litigarci, io sono arrivata al ricatto: o me o la carne, se non smetti di mangiarla non mi chiamare

Erika ha detto...

Nel tuo condominio, fra gli amici , i parenti, gli sconosciuti , noi dobbiamo sempre instancabilmente veicolare il messaggio animalista: è in corso uno sterminio.

Erika ha detto...

Ieri ho visto le anatre libere in un laghetto, pensare che questi esseri sono i più uccisi al mondo insieme ai polli mi fa vergognare di appartenere al genere umano, forse la gente non sa che il " chicken" non cresce sugli alberi

Rita ha detto...

Tutti gli animali macellati sono cuccioli, Erika, tranne le mucche usate per il latte e le galline ovaiole che arrivano, le prime, ai tre anni massimo, e le seconde, a 15 mesi di vita o poco più.

Il fatto è che il consumatore vegano è solo un granello infinitesimale e poco cambia.


L'esercizio del potere, del dominio, dell'oppressione ha una radice unica e poi viene declinato in varie forme specifiche a seconda della tipologia di vittima. Cambiano anche le motivazioni apparenti, ma che siano motivi economici, culturali, legati a stupide superstizioni (anche se è pleonastico sottolineare stupide, le superstizioni sono sempre stupide), all'attribuzione di ruoli diversi in base alla specie, classe, sesso, provenienza geografica, in realtà sono tutte narrazioni funzionali a giustificare e mantenere lo status quo di un sistema basato sul dominio di molti da parte di pochi privilegiati e che, al suo interno, però, non è verticistico, ma trasversale e incrociato in moltissimi modi da risultare spesso di difficile analisi. L'uomo bianco occidentale conta più dell'uomo nero, ma entrambi contano più della donna, anche se la bianca più della nera e tutti insieme più degli animali. Sistemi di valore incrociati che rafforzano la trama di un dominio assoluto sul vivente di volta in volta assoggettato, cioè divenuto oggetto d'uso di un soggetto che sta su un gradino più in alto.