Ieri sera - non chiedetemi perché - ho visto un film stupido, Bridget Jones's Baby, credo sia l'ultimo uscito della saga uscita dalla penna di Helen Fielding. Per chi non conoscesse la storia, la protagonista è una single che combina pasticci e con qualche chilo in più (in più, secondo gli standard di Hollywood), ma comunque avvenente, intelligente brillante e, come ogni single che si rispetti in quel di Hollywood, in cerca del suo principe azzurro. Sì, siamo ancora così. Una donna può essere realizzata sul lavoro, con una bella carriera, una vita ricca di stimoli e passioni, ma se non trova l'amore della sua vita è comunque una sfigata.
Quest'ultimo episodio ruota attorno alle avventure della protagonista che rimane incinta e non sa chi dei due uomini con cui è stata a letto sia il padre. Inizia con lei che festeggia il suo 43esimo compleanno, triste e sola, di nuovo single (nei due capitoli precedenti aveva sfiorato il coronamento dell'amore, ossia il matrimonio, ma per qualche motivo le cose non erano andate bene). Poi segue un falso spiraglio di luce, ossia lei che grazie a delle colleghe single ma meno piagnone si decide a vedere il lato positivo della singletudine, va a un festival di musica pop, si diverte un casino, si ubriaca e ha una nottata di sesso con un bel tipo (il divertimento secondo i canoni hollywoodiani).
Qualche giorno dopo invece è invitata a un battesimo (e ci viene ricordato più volte che lei è chiamata a fare da madrina a tutti i figli delle sue amiche, già sposate e felici), lì incontra Darcy, l'amore della sua vita, quello di cui è sempre stata innamorata e con cui l'abbiamo vista prendersi e lasciarsi nei capitoli precedenti; Darcy adesso è sposato, però le fa capire che è ancora attratto da lei e insomma finiscono a letto. Qualche settimana dopo è incinta e non sa chi dei due sia il padre.
Non voglio tediarvi ultimamente, per farvela breve lei li mette al corrente entrambi e entrambi le stanno vicino durante la gravidanza. Nel frattempo si scopre che Darcy in realtà ha divorziato e alla fine troverà il coraggio di dirle che l'ha sempre amata e che non importa di chi sia il bambino, resterà con lei.
Ora, siccome non bastava scrivere una sceneggiatura di una pagina e mezzo per ribadire quanto una donna single sia infelice e quando tutte abbiamo un principe azzurro là fuori che ci aspetta per salvare la nostra triste vite e darci tanti bei bambini, regista e sceneggiatori (tra cui anche l'attrice Ellen Thompson che ha una particina nel film) hanno pensato bene di rincarare la dose con qualche scena esilarante. Il tutto deve ovviamente essere funzionale a vendere al botteghino, quindi a rassicurare un pubblico medio sui valori che informano lo status quo delle nostre esistenze all'interno di una società patriarcale.
Dunque, quando entra in scena Darcy, avvocato rampante, sappiamo che sta difendendo un gruppo di ragazze femministe ree di aver fatto non si sa cosa, forse di essersi denudate durante una manifestazione. Il tema del femminismo è ridotto a un paio di slogan del tipo: la vagina è mia e simili o altri sulla castrazione del maschio (nessuna femminista vuole castrare il maschio in senso reale, ma semmai il potere che egli rappresenta e occupa all'interno della società). Le attiviste sono ridicolizzate, presentate come delle squinternate che non stanno lottando contro femminicidi, violenze, stupri e contro l'oggettificazione della donna e il ruolo ornamentale che le viene ritagliato, ma hanno come unico obiettivo quello di denudarsi in piazza e mostrare il seno urlando slogan privi di senso.
L'apoteosi si raggiunge sul finale. Abbiamo Bridget con pancione in stato ormai avanzato che dopo una serie di disavventure è rimasta fuori casa e Darcy che, guarda caso, si trova a passare da quelle parti e la trova seduta su degli scalini, accanto a della spazzatura rovesciata, zuppa di pioggia dalla testa ai piedi, col trucco sfatto e disperata. L'uomo sbuca dal nulla, in un momento di totale casino in cui lei, parlando al bambino dentro al pancione, ammette che proverà a fare del proprio meglio, ma che, ahimè, per il momento non è ancora riuscite a sistemare le cose (leggasi: sapere chi è il padre e sistemarsi) e, come un cavaliere senza macchia, rompe il vetro della porta e riesce a farla entrare in casa. A quel punto la abbraccia e le dice che ha sempre voluto lei, ma il momento è interrotto dalla rottura delle acque. Segue scena dell'accompagnamento in ospedale in stato di travaglio: trovano un veicolo di fortuna guidato da un italiano che gestisce un ristorante e consegna pizze e domicilio (sorvoliamo sugli stereotipi dell'italianità). A un certo punto il traffico è interrotto perché, udite udite, c'è un corteo femminista. Si sentono urla, slogan, si intravedono cartelli.
Darcy cosa fa allora? Scende dal veicolo, fa scendere pure Bridget, la solleva e coraggiosamente la prende in braccio, come ci si aspetterebbe da un vero cavaliere. La scena è questa: sullo sfondo il corteo, urla e slogan che vanno a decrescere mentre la macchina da presa stringe sui due protagonisti, entra la musica, Darcy prende in braccio Bridget e si allontana in direzione opposta a quella del corteo. La scena è quasi al ralenting, fotografia soffusa, sfocata, i due protagonisti avvolti da un'aura di sentimentalismo e finta commozione, mentre dietro di loro le femministe urlano incarognite.
Vi devo spiegare il messaggio?
Ma non è mica finita! In ospedale cominciano ad arrivare i parenti, amici, colleghi di lavoro. Tutti trafelati e in ritardo perché anche loro sono rimasti bloccati dal corteo femminista. La madre di Bridget, indignata, pronuncia la seguente frase: "ma poi, noi donne, quali altri diritti dobbiamo conquistare ancora?". Per inciso, nelle scene precedente avevamo visto la madre concorrere per il ruolo di presidentessa di quartiere o simile, in stampo reazionario e conservatore, ma poi arriva Bridget e le suggerisce di aprirsi a famiglie omo, utero in affitto e italiani (si vede che a Londra, dove è ambientato il film, gli italiani sono discriminati), quindi il messaggio che passa è che la madre ora è diventata progressista e, da progressista quale è diventata, dice che non sono certo le donne a dover ancora lottare per dei diritti, vengono prima altre minoranze, tra cui (sic!) gli italiani.
Il film si conclude con Bridget, un anno dopo, che raggiunge Darcy all'altare e tutti commossi perché finalmente anche lei non è più una zitella.
Ora, vi prego di credermi sulla parola, il film sarebbe anche esilarante, comico, divertente, se non fosse che il messaggio di fondo è serio. Cioè, mi spiego meglio, il film sarebbe divertente se fosse appunto comico. Ma non lo è. Si ride di Bridget e della sua imbranataggine, ma soprattutto si ride dei suoi tentativi di cavarsela perché è single. Si ride delle sue disavventure in quanto single che cerca l'amore. E il messaggio è che noi donne non abbiamo bisogno del femminismo, l'importante è inseguire l'amore, sposarsi e mettere su famiglia perché senza quello non sei nessuno. L'importante è trovare un principe azzurro pronto a intervenire per noi quando ci troviamo nei pasticci e siamo disperate perché si sa che noi donne senza uomini saremmo delle incapaci capaci solo di sprofondare in un baratro senza fine.
Altra nota dolente, come accennato sopra nel film si tocca pure il tema dell'utero in affitto e madri surrogate (c'è anche una scena del corso pre-parto in cui lei si presenta con i due uomini presunti padri e dice una roba come: sto facendo un favore a questi miei due amici che volevano tanto avere un bambino. E sì, perché farsi ingravidare, portare avanti una gravidanza e poi cedere il bambino è giusto un favoretto da niente), ovviamente in termini positivi.
Questo è Hollywood. Nulla di nuovo, direte voi.
Però secondo me è anche peggio di quello che sembra.
Speriamo che il Metoo abbia scosso qualcosa dalle fondamenta.
P.S.: ogni tanto uno sguardo alla cultura pop è fondamentale perché per combattere il nemico bisogna anche conoscerlo. Non che nel cinema d'autore le cose vadano meglio, patriarcato e specismo sono radicati ovunque.
1 commento:
Effettivamente film stupido è dir poco, anche banale e retorico..
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