Dopo l'illuminante saggio della Belotti, ho voluto prendere anche il seguito scritto dalla Lipperini. Una disamina della differenziazione sociale che subiscono maschi e femmine ai tempi di internet, dei social, dei videogiochi, di nuovi modi di fare tv, cinema e scrivere romanzi; modi che sono cambiati nella forma, dice la Lipperini, ma non veramente nei contenuti perché se è vero che oggi ci sono più eroine femminili, più personaggi femminili apparentemente forti, alla fine è sempre e soltanto nell'amore che si realizzano, o nella famiglia o per e con i figli, mentre la carriera o altre capacità e l'istruzione diventano accessori ornamentali. Un falso movimento quindi, di una liberazione solo apparente.
Si analizza anche il nuovo femminismo, quello choice, quello che vorrebbe giocare con i simboli usando gli stereotipi sessualizzanti pretendendo così di affermare la propria autodeterminazione. Ma giocare con i simboli è molto pericoloso, spiega la Lipperini, perché presuppone un livello di consapevolezza tale, non soltanto individuale, ma sociale, che purtroppo ancora la nostra società non ha affatto raggiunto. Se si pubblica un selfie su instagram con le tette di fuori e la caption "I'm feminist" si sta ribadendo lo stereotipo della donna che può contare soltanto sulla propria avvenenza e sensualità per farsi notare, si sta ribadendo l'ovvio, ci si sta oggettificando. Il fatto di esserne consapevoli non elimina il fatto in sé.
E poi ancora si parla di come internet moltiplichi e enfatizzi i messaggi, le informazioni, ma di idee, pensieri e pregiudizi che sono già presenti nella società e nella nostra cultura, quindi la rete come specchio del reale, non veramente generatrice di nuovi contenuti, quindi non pericolosa di per sé, ma solo per la capacità che ha, semmai, di amplificare per mille un messaggio. Un messaggio che però esiste a prescindere dalla rete e che quindi va combattuto nelle scuole, famiglie, società. Non so se essere molto d'accordo su quest'ultimo pensiero nel senso che secondo me, come diceva McLuhan, il medium è anche il messaggio poiché lo condiziona e limita e ne condiziona e limita le ricezione, ma sicuramente concordo sul fatto che non sia la rete di per sé il male, dato che si possono discernere anche contenuti validi. Il punto è come fare a discernerli quando quasi tutti veicolano e rafforzano quelli presenti nella società reale?
Mi ha colpito molto la citazione di un passaggio della de Beauvoir in cui si dice che le donne, nel secolo scorso, hanno capito che esiste un mondo al di fuori delle mura di casa e dei ruoli che hanno interiorizzato come prettamente femminili, ma sono ancora ferme lì, sulla soglia, a guardare con stupore questo immenso mondo senza avere il coraggio e la forza di prenderselo. E questo perché i condizionamenti interiorizzati sono molto forti e quando si cresce convincendosi di essere il sesso debole, di essere inferiori, meno capaci degli uomini a fare certe cose, è molto difficile provare a se stesse il contrario, come se inconsciamente si fosse sempre alla ricerca di approvazione e al tempo stesso però ci si autoboicottasse per fallire.
Consiglio a tutte le donne di leggerlo e anche agli uomini, ovviamente, ma più di tutte alle donne perché siamo noi che abbiamo subito e continuiamo a subire l'oppressione della società patriarcale e maschilista.
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