Spesso, per regolamentare o edulcorare una pratica di sfruttamento, si fa strumentalmente ricorso ai casi eccezionali o alla complessità della questione in sé. In realtà è un paravento intellettuale molto furbo che permette di nascondere le proprie vere idee a favore di questa o quella pratica di sfruttamento.
Alcuni esempi di questo paravento intellettuale:
- "alcune donne scelgono di prostituirsi, per cui la prostituzione non è sempre sfruttamento". Ammesso e non concesso, ciò non rende la pratica in sé dello sfruttamento e mercificazione del corpo femminile meno evidente e reale e non trasforma per magia il sistema prostituente in un'opera di benevolenza;
- "ma esistono anche le uova del contadino". Ammesso e non concesso che sia vero che ci sia così grande disponibilità di uova del contadino (a quanto pare ognuno ha un contadino per vicino di casa), cioè non rende lo sfruttamento degli animali una pratica meno ingiusta, da condannare senza se e senza ma, né può impedire di prendere una posizione chiara, netta, inequivocabile;
- questione "utero in affitto". Ammesso e non concesso che ci siano casi di donne che scelgano di aiutare la loro sorella, amica, cugina portando avanti una gravidanza al posto loro, senza chiedere nulla in cambio e quindi non per bisogno di denaro, questo non vuol dire che la mercificazione dell'utero della donna (e del bambino, trattato anche lui come oggetto) sia meno grave.
Insomma, i casi limite non costituiscono argomentazioni valide, né a sostegno, né contro una pratica. Bisogna essere onesti intellettualmente e sviscerare la pratica in sé per arrivarne al nocciolo e poi decidere da che parte si vuole stare, altrimenti si cade nel qualunquismo e pavidità nell'esprimere le proprie posizioni, nella migliore delle ipotesi; nella disonestà intellettuale, nella peggiore.
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