"Le radici della nostra individualità ci sfuggono; altri le hanno coltivato per noi a nostra insaputa"
Riporto, qui di seguito due brevi estratti dal libro "Dalla parte delle bambine"* di Elena Gianini Belotti che mi hanno colpito particolarmente, non soltanto per la profonda verità che contengono, ma anche perché possono essere applicati pure ad altri tipi di condizionamenti e pregiudizi, non solo quelli sul femminile.
Verissimo infatti che le credenze culturali che ci vengono trasmesse da bambini vengono introiettate facilmente perché a quell'età non si possiede alcuna capacità critica e si crede a qualsiasi cosa ci dicano gli adulti, oltre a volerli assecondare in ogni modo per essere accettati e amati in modo incondizionato (e questo spiega come mai facciamo fatica a scrollarci di dosso tantissimi pregiudizi che permangono anche nell'età adulta, inconsciamente, a dispetto del buon senso e di acquisizioni di tipo scientifico; pensiamo infatti anche al carnismo, a quanto sia radicato in noi. Ho conosciuti medici convinti che le mucche producano sempre il latte, eppure avrebbero dovuto avere le cognizioni mediche necessarie per capire che, come animali mammiferi, hanno la lattazione solo dopo aver partorito; e conosco persone ben istruite che ancora parlano di differenze innate comportamentali di maschi e femmine, attribuendo determinate caratteristiche agli uni e alle altre e definendo eccezioni quei casi che non confermano i loro pregiudizi; la verità è che queste differenze si manifestano perché sin da piccoli veniamo educati e repressi al fine di creare dei maschietti e delle femminucce che confermino queste credenze).
Il secondo estratto spiega in particolare come mai, nonostante di fatto oggi le donne sembrino aver acquisito una parità, almeno sulla carta, poi nei fatti continuino a restare vittime di pregiudizi e vengano trattate e considerate in modo diverso. Infatti mi fanno ridere quelli che dicono "ma cosa volete ancora voi donne, ormai il femminismo non serve più perché avete ottenuto la parità", quando, di fatto, nei comportamenti, linguaggio, gesti e costumi continua a restare radicato un profondo sessismo e maschilismo.
Vero che oggi le donne lavorano in ogni campo insieme agli uomini (anche se spesso con stipendio minore), ma non sono considerate e trattate con lo stesso rispetto che generalmente si dà ai loro colleghi uomini. Battutine, molestie, frasi sessiste, mansplaining ed altro sono all'ordine del giorno in molti ambienti di lavoro. Così come nella vita e in ogni altro ambiente.
Anche a casa, non di rado la donna che lavora è anche quella che poi svolge la gran parte dei lavori domestici o, quanto meno, se ne fa carico a livello di organizzazione. Leggevo tempo fa un articolo che parlava di un disturbo dovuto all'eccessivo carico di lavoro mentale che tocca alla donna che lavora e organizza i lavori domestici a casa, anche quando è aiutata comunque dal compagno, che però mantiene un atteggiamento distaccato, di mera esecuzione di compiti affidati, come se non ne fosse comunque responsabile (ad eccezione di determinati lavori che vengono definiti "maschili"); se a tutto ciò si aggiunge anche la cura di un figlio, ecco che la donna si carica veramente di una mole infinita di mansioni, mole complessiva che non è percepita e vissuta allo stesso modo del compagno e questo perché entrambi hanno interiorizzato certi pregiudizi e schemi mentali, a dispetto di quanto si affermi in teoria.
Altro punto, molti pregiudizi faticano a scomparire e vengono trasmessi di generazione in generazione (tramite un processo che si chiama inculturazione) poiché mantengono un'utilità sociale; sono cioè utili a chi li tiene in vita a discapito di chi ne è vittima (fa comodo continuare a credere che gli animali siano fatti per essere mangiati e che le donne debbano essere sottomesse e servire l'uomo).
Altro punto, molti pregiudizi faticano a scomparire e vengono trasmessi di generazione in generazione (tramite un processo che si chiama inculturazione) poiché mantengono un'utilità sociale; sono cioè utili a chi li tiene in vita a discapito di chi ne è vittima (fa comodo continuare a credere che gli animali siano fatti per essere mangiati e che le donne debbano essere sottomesse e servire l'uomo).
"I pregiudizi sono profondamente radicati nel costume: sfidano il tempo, le rettifiche, le smentite perché presentano un'utilità sociale. [...] La loro stupefacente forza risiede proprio nel fatto che non vengono ammanniti a persone adulte che, per quanto condizionate e impoverite di senso critico, potrebbero averne conservato abbastanza per analizzarli e rifiutarli, ma vengono trasmessi come verità indiscutibili fin dall'infanzia e non vengono mai rinnegati successivamente. L'individuo li interiorizza suo malgrado, e ne è vittima sia colui che li formula e li mantiene in vita contro l'altro, sia colui che ne viene colpito e bollato. Per confutarli e distruggerli occorre non solo una notevolissima presa di coscienza ma anche il coraggio della ribellione che non tutti hanno. La ribellione suscita ostilità e la condanna di colui che tenta di sovvertire le leggi del costume, più profonde e più tenaci delle leggi scritte, può essere l'ostracismo, l'emarginazione sociale."
"Il fatto è che mentre la realtà sociale cambia con sempre crescente rapidità, le strutture psicologiche dell'uomo mutano con estrema lentezza."
*Il libro della Belotti, che sto leggendo in questi giorni, è stato pubblicato negli anni settanta, ma è ancora tremendamente attuale proprio perché i pregiudizi sul femminile, come si dice negli estratti che ho riportato, sono durissimi a morire, nonostante appunto gli avvenuti cambiamenti sociali. Nel libro l'autrice, che ha diretto il Centro Nascita Montessori di Roma, dimostra come "la tradizionale differenza di carattere tra maschio e femmina non è dovuta a fattori innati, bensì ai condizionamenti culturali che l'individuo subisce nel corso del suo sviluppo".
Nessun commento:
Posta un commento