domenica 8 aprile 2018

La forma dell'acqua


Beh, alla fine due righe su La forma dell'acqua voglio scriverle anche io. 
Non sto scrivendo a caldo, il film l'ho visto più di una settimana fa e la mia è un'analisi dei significati e non un giudizio emotivo.

Se mi è piaciuto? Sì, certo. Mi ha sorpresa? No, è esattamente il tipo di film che mi aspettavo di vedere dopo averne letto qualche recensione.

Non sono affatto d'accordo sul fatto che vi siano ravvisabili concetti antispecisti. È una storia sulla diversità e sulla solitudine, non sul rispetto dell'altro in quanto diverso.
Anzi, nell'impresa di Elisa di salvare la creatura c'è un egoismo sentimentale. Quando Giles, il suo amico e vicino di casa, alla fine si convince a darle una mano, è questo che le dice: "ti aiuterò perché ho capito che tu hai bisogno di lui (la creatura)". Ed Elisa stessa, quando tenta di convincerlo, non gli espone motivazioni altruistiche quali il rispetto dell'altro o la necessità di lottare contro la decisione altruistica dei suoi datori di lavoro di voler vivisezionare la creatura, bensì tenta di fargli comprendere quanto lei finalmente si sia sentita riconosciuta e vista per quello che è, oltre la sua diversità fisica. Elisa e la creatura sono due anime che si sono incontrate. Non c'è un discorso ampio contro lo sfruttamento dell'altro per il solo fatto di appartenere a una specie diversa, a parte un accenno quando il medico russo dice agli americani che non si può vivisezionare una creatura che comunque sembra avere una certa intelligenza, sembra sentire, capire, ascoltare la musica. Sì, qui ovviamente il mio pensiero è andato a ciò che noi diciamo sempre degli altri animali: come si possono mangiare individui che sentono, capiscono, soffrono e sono in grado di avere esperienza del mondo? 
Ma queste sono riflessioni derivate dal nostro sguardo sul mondo, che è uno sguardo antispecista e non sono esplicitamente ravvisabili nel film. 
Quindi è una storia sull'amore oltre la specie, certo, ma questo non si era già visto in Edward mani di forbice (che in più ha l'elemento gotico capace di renderla una storia ultraterrena, atemporale ecc. e la capacità visionaria di un Tim Burton), o ne La bella e la bestia, o, se vogliamo anche in Dracula (e certo che l'immaginario visivo di Coppola è di ben altro spessore) o, banalmente, in Twilight? V Vi sembrerà che stia dicendo un'eresia, ma guardate che i topoi letterari sono questi: una protagonista sola, un po' emarginata perché diversa, incontra un'anima gemella, diversa anche lei e proprio perché si riconoscono come anime affini in virtù di questa diversità (e solitudine, derivata dal fatto che il mondo non li comprende e non li vede nemmeno) finiscono per innamorarsi. Il loro amore però deve superare alcuni ostacoli. La società, in primis, con i suoi pregiudizi e scopi poco altruisti, che da una parte non riesce a vedere la bellezza della creatura, dall'altra vuole solo sfruttarla per denaro. Un classico. 
Prima di attivarsi, c'è una frase abbastanza significativa: "noi non siamo niente", dice Giles; lei risponde: "non siamo niente, se non facciamo niente". 
Ciò che muove Elisa e anche Giles è una sorta di ricerca di riscatto personale. Non c'è puro altruismo nell'aiutare la creatura, ma c'è voglia di riscattarsi da una società avida e superficiale e desiderio di non perdere una creatura che finalmente apprezza Elisa per quello che è perché possono comunicare anche senza parlare.

Ne La forma dell'acqua c'è in più l'elemento sociale dello scontro di classe e anche del patriarcato. Appena accennati. Il cattivo è un cattivo a tutto tondo che vive con una moglie sottomessa, la usa sessualmente come se fosse una bambola di gomma e si sente attratto da Elisa poiché muta. Ciò che lo eccita è proprio il fatto che non parli perché una donna non deve parlare, deve solo saper stare al suo posto, dentro casa e dentro il letto. 
Elisa si ribella contro l'ordine costituito, non si fa spaventare perché l'amore che prova per la creatura è il cardine della sua rivoluzione personale e per compiere l'impresa trova altri alleati che finalmente trovano il coraggio di ribellarsi. 
C'è la ribellione al sistema, ma data dalla spinta dell'amore, più che da un sentimento di giustizia. Il sentimento che muove Elisa è l'amore, non rispetto o giustizia. E l'antispecismo non è amore per l'altro, ma rispetto dell'altro.

Complessivamente lo giudico un film abbastanza banale, pure se emotivamente mi è piaciuto, ho fatto il tifo per Elisa e mi sono anche commossa. Ma il giudizio di pancia è una cosa e quello analitico un altro.

Molto più bello, sempre dello stesso regista, è invece Il labirinto del fauno. Anche lì attinge a piene mani dai topoi delle favole classiche, ma li usa come allegoria per raccontare un periodo storico realmente esistito, quello della dittatura franchista.

Ne La forma dell'acqua, tutto è esplicito, tutto è in superficie. Le immagini, abbastanza leziose, non vanno oltre, non hanno quella capacità di evocare un mondo interiore, o onirico.

Sono rimasta in attesa tutto il tempo di una svolta narrativa, che non c'è stata. Piatto, lineare, diretto, esplicito, semplice, ma di una semplicità che, purtroppo, impoverisce e banalizza.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Il l'ho definito un film "manierista", alla maniera dei film degli anni 50, 60, con l'alieno , la guerra fredda, e lo stile visivo tipico. Finisce con l'essere un po' stucchevole e prevedibile. Jonuzza

Rita ha detto...

Sì, sono d'accordo. Stucchevole e prevedibile.