La strage di Sciacca conferma ciò che penso, ossia che nemmeno i cani e gatti sono tutelati dalle istituzioni e che i diritti scritti sulla carta servono a poco, se non cambia la cultura in cui siamo immersi.
E la cultura in cui siamo immersi si cambia con il lavoro, spesso silenzioso e invisibile, di tutti noi.
Si cambia quando ci fermiamo a soccorrere un randagio, quando spostiamo una lumaca dal centro del marciapiede, quando ci rifiutiamo di mangiare i corpi degli animali e i prodotti del loro sfruttamento, quando facciamo attivismo su strada, quando scriviamo, quando parliamo, quando usiamo i termini giusti per mettere in discussione la cultura del dominio, quando diciamo NO, è ingiusto, è sbagliato e ci rifiutiamo di essere accondiscendenti verso la morale comune che considera gli altri animali inferiori; quando spieghiamo con calma, senza insultare, ché non serve insultare (abbiamo argomenti forti e facilmente comprensibili), quando ci ribelliamo contro chi vorrebbe farci passare per disadattati che si occupano degli animali perché non hanno cose più importanti cui pensare o perché se ne fregano degli umani.
Ai più fa effetto sentire che sono sterminati decine di randagi, ma rimangono impassibili di fronte alla strage quotidiana, invisibile, di migliaia di animali dentro ai mattatoi.
Cosa ci può essere di più urgente e importante di cambiare il senso comune per combattere questa strage di proporzioni mai viste?
Ieri sera ho visto un film orribile. Solita americanata che esalta il governo e l'esercito che salvano tutti noi dall'invasione di una specie aliena. L'unica frase degna di nota è quando a un certo punto un umano chiede all'alieno perché vogliono distruggere tutta l'umanità. L'alieno risponde: perché ci serve la terra, le vostre risorse, ma non voi. L'umano risponde: ma non vi abbiamo fatto niente. L'alieno dice ancora: lo fate anche voi, da sempre.
Vero. Lo facciamo da sempre. Spariamo ai selvatici accusati di vivere semplicemente nel loro territorio perché in quel territorio vogliamo starci noi e non vogliamo dividerne lo spazio e le risorse naturali con loro; invadiamo altri paesi per sfruttarne sempre le risorse, schiavizzando le popolazioni locali o facendole uccidere in guerre direttamente finanziate dai paesi occidentali.
Siamo scimmie predatrici e cattive. Ma non tutte. E fare una cosa da sempre non la giustifica e non ci assolve. Molti di noi sanno che si potrebbe stare molto meglio se solo si smettesse di pensare alle strutture di dominio come al prodotto di una legge ferrea naturale e immutabile.
E molti di noi combattono, silenziosamente, ogni giorno, per cambiare questa cultura e società in cui ci siamo autoimprigionati e autoschiavizzati.