Quando bevete latte e mangiate latticini e uova state indirettamente contribuendo all'uccisione di vitellini, bufalini e pulcini perché o sono considerati scarti oppure vengono mandati al macello.
Nutro stima per le persone che decidono di abbracciare, per cominciare, il vegetarianismo, ma direi che, con le informazioni che abbiamo oggi, esso sia un po' anacronistico e solo simbolicamente distante dal carnismo, ma vicinissimo nella pratica.
I vegetariani, a mio avviso, sono vittime di un'illusione: non mangiando direttamente gli animali credono così di essere eticamente coerenti (sempre ammesso che abbiano deciso di diventare vegetariani per etica e non per altri motivi), ma scacciano in un angolino della loro coscienza il fatto che continuino a consumare derivati contribuendo all'uccisione di pulcini maschi, vitelli e bufalini. In pratica si puliscono la coscienza, scacciando lo sporco sotto al divano.
Ma c'è un fatto ancor più grave: la produzione del latte e delle uova si ottiene allevando mucche e galline ovaiole; mucche e galline che verranno comunque mandate al mattatoio non appena la loro produzione calerà e non sarà più conveniente per ottenere il profitto (dopo pochissimi anni); mucche e galline che saranno schiavizzate e sfruttate.
In pratica il vegetarianismo è comunque una risposta favorevole alla schiavitù degli animali.
E ancora, si può dire, che esso sia il passato, mentre solo il veganismo è presente che guarda al futuro.
Il veganismo è una pratica individuale conseguente all'aver preso coscienza dell'ingiustizia dello sfruttamento animale. Certamente è anche una scelta politica, in questo senso, come può esserlo il boicottare una multinazionale o il fare la raccolta differenziata, cioè ha un'enorme valenza etica, ma da sola non può bastare a scardinare un sistema, specialmente se non si comprende come funziona il sistema in cui siamo immersi e lo si riduce a un mero rapporto di sfondo in cui gli individui sono immersi. In questo senso il veganismo non può essere considerato una strategia di lotta, né può essere sovrapponibile all'antispecismo che è una teoria molto complessa e ancora in divenire.
Tuttavia rimane una scelta obbligata per chi ritiene che la schiavitù animale costituisca un'ingiustizia.
Non penso che si possa essere credibili nel chiedere la liberazione degli animali se nel privato li si continua a sfruttare o mangiare, però penso altresì che, essendo appunto la lotta antispecista molto complessa e non riducendosi al solo veganismo, si debbano conquistare anche spazi diversi. Bisogna cercare di uscire fuori, portando le nostre istanze, con la nostra testimonianza di persone che hanno fatto una scelta radicale di giustizia e per la giustizia.
Il veganismo è una pratica individuale conseguente all'aver preso coscienza dell'ingiustizia dello sfruttamento animale. Certamente è anche una scelta politica, in questo senso, come può esserlo il boicottare una multinazionale o il fare la raccolta differenziata, cioè ha un'enorme valenza etica, ma da sola non può bastare a scardinare un sistema, specialmente se non si comprende come funziona il sistema in cui siamo immersi e lo si riduce a un mero rapporto di sfondo in cui gli individui sono immersi. In questo senso il veganismo non può essere considerato una strategia di lotta, né può essere sovrapponibile all'antispecismo che è una teoria molto complessa e ancora in divenire.
Tuttavia rimane una scelta obbligata per chi ritiene che la schiavitù animale costituisca un'ingiustizia.
Non penso che si possa essere credibili nel chiedere la liberazione degli animali se nel privato li si continua a sfruttare o mangiare, però penso altresì che, essendo appunto la lotta antispecista molto complessa e non riducendosi al solo veganismo, si debbano conquistare anche spazi diversi. Bisogna cercare di uscire fuori, portando le nostre istanze, con la nostra testimonianza di persone che hanno fatto una scelta radicale di giustizia e per la giustizia.
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