Il linguaggio verbale è il linguaggio del potere. Alla fine, è con questo che dominiamo e opprimiamo ed è con questo che dobbiamo fare i conti per imparare ad apprendere i nostri limiti.
Se gli altri animali potessero infatti parlare la nostra lingua, non potremmo stare tanto a disquisire sul fatto che siano autocoscienti, che sappiano rappresentarsi il futuro o meno e altri pretestuosi argomenti che, alla fin fine, servono solo alla nostra specie per dipingersi superiore.
In realtà gli altri animali si sforzano sempre di comprenderci, mentre siamo noi che restiamo sordi alle loro altre diverse modalità di comunicazione.
C'è gente che vive con i cani da decenni e ancora non ha imparato a riconoscere un tipo di abbaio da un altro. Tutti presi come siamo dalla nostra spocchia di formulare parole, sempre ingannevoli, peraltro, poiché spesso poco aderenti alla realtà e a quel che si vuole rappresentare, dire, comunicare.
Molto spesso un limite. Perché non ci sforziamo di andare oltre. I nostri limiti non dovrebbero essere i confini del nostro mondo, ma ostacoli da superare per vedere al di là.
"Gli manca solo la parola", diciamo degli altri. No, essi non sono carenti di nulla. Siamo noi che dobbiamo superare questo scoglio del linguaggio verbale e imparare a comprendere altri segni, altre gestualità, altre sonorità. Per esempio, da quando vivo con i gatti, ora saprei distinguere i loro diversi miagolii per ogni richiesta. Fame, gioia, richiamo, curiosità, stupore, malessere, tristezza e tutta una gamma di situazioni ed emozioni.
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