Ridevano mentre lui moriva e quelle risa non si possono dimenticare.
Molto interessante quello che dice in un video l'avvocato della difesa, ossia che il gesto dei quattro sarebbe da considerare entro il contesto rurale in cui sono cresciuti e vivono, ossia un contesto in cui gli animali si uccidono quotidianamente per il cibo, e che quindi attenuerebbe la loro percezione del danno.
Come a dire: chi è a contatto con uccisioni e maltrattamenti di animali per lavoro pian piano si desensibilizza e perde la consapevolezza di arrecare un danno agli stessi anche in altri contesti.
Noi animalisti questo lo sappiamo bene. E dobbiamo darci da fare per farlo capire a tutti: quei contenitori di violenza che sono i mattatoi, gli allevamenti, i laboratori per la vivisezione, i circhi ecc., generano persone insensibili e possono portare gli stessi a commettere atti efferati nei confronti pure di altri individui, oltre a quelli di cui la legge consente l'uccisione per i più svariati scopi. D'altronde, se si è abituati a uccidere o veder uccidere un maiale, un coniglio, un pollo perché dovrebbe fare differenza uccidere un cane o gatto? E magari un bambino o picchiare una donna?
Chi pratica una violenza quotidiana o comunque ci è a contatto, molto spesso non è capace di fermarsi, di arginarla, giacché non si può regolamentare la violenza.
Il fatto che i tizi abbiano vissuto entro un contesto tale non può comunque, in nessun modo, costituire un'attenuante.
È ora che chi commette dei crimini tanto efferati se ne assuma la piena responsabilità.
"Non sono dei mostri", dice ancora l'avvocato della difesa nello stesso video.
Domandiamoci però che tipo di umanità sia questa che ride mentre tortura per oltre tre minuti un povero cane indifeso e che poi si vanta del proprio gesto continuando a infierire e sbeffeggiare la vittima. "Guarda... gira ancora gli occhi", dicono ridendo.
Gli stessi gesti privi di sensibilità li abbiamo visti nei tanti video di quanto avviene dentro mattatoi e allevamenti.
Domandiamoci, come membri di una società che vorremmo sana, chi sono queste persone che poi mettono al mondo figli, vanno in giro, si muovono tra noi.
Poche ore fa è stata emessa la sentenza di colpevolezza dei quattro tizi: condannati a 16 mesi di reclusione con la concessione di poterli scontare scegliendo di lavorando per sei mesi in un canile anziché in carcere.
In un canile, ossia a contatto con individui indifesi; quando sono stati condannati proprio per l'efferato assassinio di uno di essi.
Se anziché un cane fosse stato seviziato e ucciso un bambino, ben diversa sarebbe stata la sentenza emessa dal Giudice.
Al solito è sempre lo specismo che si evidenzia: ossia la diversa considerazione morale e giuridica degli animali non umani.
Vero che per quanto riguarda i cani c'è già una sensibilità molto diffusa - a differenza degli animali cosiddetti da reddito - eppure non sono evidentemente ancora considerati individui da tutelare pienamente.
Ora, un sistema giuridico cambia con il cambiamento della cultura in cui si vive, ma è anche vero il contrario, ossia che la collettività può iniziare a considerare in maniera diversa gli animali quando anche la legge inizia a riconoscerli come soggetti di una vita.
E anche per questo motivo la sentenza così blanda nei confronti dei quatto tizi che hanno torturato e ucciso Angelo è veramente inaccettabile. Avrebbe potuto essere una sentenza illuminante, una di quelle che cambiano il corso della storia e danno un segnale forte; invece, al solito, si è preferito tutelare gli assassini anziché le vittime.
P.S.: io posso anche approvare una pena che preveda la riabilitazione tramite servizi sociali e, anzi, ho sempre pensato che sia meglio cercare di riabilitare le persone anziché punirle; quello che trovo assurdo è condurre questa sorta di esperimento sociale sulla pelle di individui che potrebbero nuovamente assurgere al ruolo di vittime.
Mi spiego meglio: gli assassini di Angelo potrebbero anche trarre insegnamento dall'esperienza in canile e diventare persone più sensibili verso gli animali, ma al momento tutto ciò non è ancora avvenuto. Chi mi assicura che non facciamo ancora del male a cani indifesi? Chi li controllerà? Siamo sicuri che non siano individui pericolosi socialmente?
E poi mi domando: per fare volontariato o lavorare in un canile non servono requisiti ben precisi? Come possono essere ammesse persone che hanno torturato proprio un cane?
Consiglio di leggere questa intervista, dove si legge, tra le altre cose: "Non utilizziamo mai, nella maniera più assoluta, gli animali per il trattamento perché se qualcuno trae gratificazione nel far loro del male, non vorremmo mai che la potenziale vittima debba averci a che fare."
*** AGGIORNAMENTO ***
Poche ore fa è stata emessa la sentenza di colpevolezza dei quattro tizi: condannati a 16 mesi di reclusione con la concessione di poterli scontare scegliendo di lavorando per sei mesi in un canile anziché in carcere.
In un canile, ossia a contatto con individui indifesi; quando sono stati condannati proprio per l'efferato assassinio di uno di essi.
Se anziché un cane fosse stato seviziato e ucciso un bambino, ben diversa sarebbe stata la sentenza emessa dal Giudice.
Al solito è sempre lo specismo che si evidenzia: ossia la diversa considerazione morale e giuridica degli animali non umani.
Vero che per quanto riguarda i cani c'è già una sensibilità molto diffusa - a differenza degli animali cosiddetti da reddito - eppure non sono evidentemente ancora considerati individui da tutelare pienamente.
Ora, un sistema giuridico cambia con il cambiamento della cultura in cui si vive, ma è anche vero il contrario, ossia che la collettività può iniziare a considerare in maniera diversa gli animali quando anche la legge inizia a riconoscerli come soggetti di una vita.
E anche per questo motivo la sentenza così blanda nei confronti dei quatto tizi che hanno torturato e ucciso Angelo è veramente inaccettabile. Avrebbe potuto essere una sentenza illuminante, una di quelle che cambiano il corso della storia e danno un segnale forte; invece, al solito, si è preferito tutelare gli assassini anziché le vittime.
P.S.: io posso anche approvare una pena che preveda la riabilitazione tramite servizi sociali e, anzi, ho sempre pensato che sia meglio cercare di riabilitare le persone anziché punirle; quello che trovo assurdo è condurre questa sorta di esperimento sociale sulla pelle di individui che potrebbero nuovamente assurgere al ruolo di vittime.
Mi spiego meglio: gli assassini di Angelo potrebbero anche trarre insegnamento dall'esperienza in canile e diventare persone più sensibili verso gli animali, ma al momento tutto ciò non è ancora avvenuto. Chi mi assicura che non facciamo ancora del male a cani indifesi? Chi li controllerà? Siamo sicuri che non siano individui pericolosi socialmente?
E poi mi domando: per fare volontariato o lavorare in un canile non servono requisiti ben precisi? Come possono essere ammesse persone che hanno torturato proprio un cane?
Consiglio di leggere questa intervista, dove si legge, tra le altre cose: "Non utilizziamo mai, nella maniera più assoluta, gli animali per il trattamento perché se qualcuno trae gratificazione nel far loro del male, non vorremmo mai che la potenziale vittima debba averci a che fare."