La mia è una vita piena di un sentire doloroso per tutte le ingiustizie che riconosco e provo a combattere.
Ma non la scambierei mai con quella degli indifferenti.
Sapere che esistono forme terribili di male sociale e non fare nulla per provare a eliminarle poiché presi da sé stessi è quasi peggio, secondo me, che agire il male direttamente. Si tratta, in ogni caso, di distorsioni della personalità votate a un egoismo assoluto. Quando queste distorsioni diventano la norma comportamentale da seguire allora è la società intera a diventare insana, mentre quei pochi che provano a cambiarla vengono additati per pazzi.
Ieri sera, appena scoperto il corpo della micina investita, mi sono messa a urlare la mia disperazione in mezzo alla strada. Ho fermato le macchine, aiutata da alcuni passanti compassionevoli, cioè dotati di empatia, per poter avere modo di spostare delicatamente il corpicino. In quei pochi secondi che le macchine hanno dovuto stare ferme ho percepito tutta la follia della nostra società: tutti nervosi, strombazzavano, sbraitavano, premevamo sull'accelleratore pronti a schizzare, dribblavano il corpicino (rischiando di investire anche me) e più di qualcuno ha detto: "ah, ma tutto questo casino per un gatto...".
Sì, un gatto. Un individuo. Un essere vivente. E allora? La sua vita vale forse meno degli stramaledetti cinque secondi del tuo tempo in cui ti sei dovuto fermare?
Disperazione, solitudine, la mia; alienazione, indifferenza, insensibilità, quella della massa.
Ma, ripeto, non vorrei essere diversa. Una volta aperti gli occhi e il cuore non si torna indietro.
2 commenti:
Ciao Rita, che dolore, mi dispiace per la micia e per te.
Sì, c'è follia in tutto questo, non siamo noi gli strani...:-)
Grazie Emmeggì.
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