giovedì 6 aprile 2017

Di moscerini e dintorni



Anche la questione dei moscerini può essere risolta. Con la banale, semplice, logica.
Un conto è l'azione intenzionale (far nascere, imprigionare, uccidere individui per trarne profitto e per ignoranza culturale che ci fa credere che mangiare animali sia necessario e naturale); un altro è l'atto casuale, non prevedibile, di pestare una formica mentre si cammina. 
Purtroppo il vivere di per sé non è mai a impatto zero. Il semplice muovermi e agire può causare la morte e il danno altrui. Ma questa non è una giustificazione per accettare e tollerare anche lo sterminio e il dominio sistematico degli altri animali.
Poi, ovvio che potremmo evitare di compiere delle azioni che prevedibilmente causeranno danni ad altre specie; potremmo non andare in auto, in aereo, prestare attenzione quando camminiamo, ma tutto ciò rientra nel discorso antispecista solo marginalmente e rimane più una scelta personale (conosco infatti molti antispecisti che evitano il più possibile di andare in auto e che si muovono con cautela negli spazi in cui ci sono insetti sul terreno); comunque sia non indebolisce la lotta animalista che è una lotta di giustizia per il rispetto e la libertà degli altri animali; e non una lotta per la conquista dell'ascesi e della purezza assoluta.
Detto ciò, un margine di specismo c'è in tutti noi. Si fa quel che si può, si lotta per la macro-questione dello sfruttamento animale, non per l'annullamento di noi stessi. 
Non siamo giainisti, ma attivisti per la liberazione animale.

Sempre sullo stesso argomento, tempo fa ho scritto questo articolo

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