Lo sapete, no, come ci si sente quando si entra in metropolitana?
Il fatto di prendere le scale per andare sottoterra, dove prendere un treno che in gallerie sotterranee ci trasporterà tra punti distanti della città - una specie di 'salto in iperspazio', però dal retrogusto ctonio delle piste per le biglie al mare - ci pone subito in uno stato di attenzione che non è quello normale - che in città è già ipercinetico di suo.
Infatti, ecco che tutto quello che ci sta intorno - paesaggio totalmente artificiale - ci sollecita con evidenze raddoppiate, enfatizzate, che hanno l'effetto paradosso di avviluppare i sensi in un domopak di distacco.
E però non siamo ciechi o distratti: filtrano invece fino a noi quei messaggi che con il loro aspetto familiare, noto, consuetudinario, riescono a portare fino alla nostra attenzione multi-scopo, contenuti in qualche modo sorprendenti. Che cioè hanno il colpo di scena, che ribalta e capovolge tutte le ovvietà.
Continua su La confidenza lenta di Giovanni Manizzi.
3 commenti:
beh, questa sì che è una sorpresa, Rita. Ti ringrazio molto; è una bella gratificazione per il post :)
Ma grazie a te Giovanni. :-)
sto leggendo tutti gli altri articoli che che pubblichi riferiti alla camopagna. :-)
si ha la sensazione di assistere alla nascita di una rtee, tessuta tra diverse realtà e individui, attivisti a vari livelli e con varie modalità. Una bella rete, addirittura internazionale, credo proprio che questa sarà la strada per il cambiamento.
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