Un pensiero abbastanza comune è: va bene mangiare carne, ma perché farli soffrire così?
A parte che non si può ottenere la carne senza che ci sia stata comunque enorme sofferenza e non solo nell'atto finale della macellazione (gli animali sono consapevoli di quello che gli sta per accadere e provano terrore, angoscia, panico, insomma, tutta la gamma di sensazioni che sentiremmo noi se ci trovassimo in quella raccappricciante situazione), ma durante tutta la loro, seppur breve, esistenza perché gli allevamenti sono un inferno inimmaginabile; ora, discorso della sofferenza a parte, è proprio ingiusto avere il dominio totale su altri individui senzienti, dominio che regola ogni singolo istante delle loro vite, dalla fase di ingravidamento della madre fino alla deportazione sui tir per andare al mattatoio.
Non è SOLO questione di sofferenza, ma di ingiustizia. Se anche non soffrissero, sarebbe ingiusto lo stesso. Cos'è l'ingiustizia? Quando si crea a un danno a qualcuno, lo si limita nella sua libertà, gli si impedisce di essere realizzato, felice, di avere totale esperienza del mondo si produce un'ingiustizia.
Ingiustizia è essere considerato oggetto, merce, quindi secondo un'ottica meramente utilitaristica.
Ogni individuo dovrebbe nascere unicamente per sé stesso e non per soddisfare capricci o profitto economico per qualcun altro.
Gli altri animali sono materia prima gratis, sono schiavi, sono risorse rinnovabili, sono la base della gerarchia del potere economico e politico-sociale.
Se sei contro le ingiustizie, contro la schiavitù, contro lo sfruttamento, contro la povertà, se sei soprattutto contro la violenza, non puoi non essere contro i mattatoi e gli allevamenti.
Smettere di mangiare animali (carne, così viene chiamata dalla società carnista, in realtà si tratta di miliardi di individui fatti a pezzi) non dovrebbe essere un'opzione, ma un dovere sentito dal profondo del cuore per chiunque riconosca che gli altri animali siano individui e non merci.
L'immagine è quella che potrete trovare, insieme ad altre due, su tutte le fermate della metro A e B di Roma fino al 22 marzo.
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