Alla fin fine, ciò che muove in maniera preponderante ogni mio pensiero e azione è il senso di giustizia.
Ho sempre avuto, sin da bambina, questa chiarezza nel percepire la gravità dei danni - psicologici o fisici che fossero - inflitti ad altri esseri viventi, che fossero altri bambini come me, adulti o animali non umani.
Ho sempre appoggiato con naturalezza le cause dei disperati - alcuni le chiamerebbero "cause perse" - dei deboli (resi deboli dalla società), degli emarginati.
A scuola facevo amicizia con i bambini più in disparte, con quelli con cui nessuno voleva avere a che fare (e che magari poi spesso erano anche i più sensibili e intelligenti) e ho sempre detestato le manifestazioni di potere e il bullismo in ogni sua forma.
Sarà per questo che a un certo punto della mia vita ho diretto il mio sguardo verso i più sfruttati e bistrattati di tutti, verso coloro che non vengono ritenuti degni di alcuna considerazione morale.
Ieri sera mio padre mi ha detto: mi spiace che sei costretta a vivere in questo mondo brutto, ma almeno hai un ideale, riferendosi al mio impegno verso gli animali.
Ecco, quel senso per la giustizia che mi porto dentro da sempre me l'ha insegnato proprio lui. Lui che da giovane si è battuto per i diritti dei lavoratori facendo scioperi per ottenere il pagamento degli straordinari e per altre questioni basilari che all'epoca non erano affatto scontate; e che non lo sono più nemmeno oggi.
Dev'essere triste vedere che quei diritti per cui ci si è battuti e che per un periodo sono stati affermati tanto da non immaginare che sarebbero mai potuti esser messi in discussione, oggi sono stati di nuovo spazzati via. Il mondo del lavoro è un disastro: precariato, sfruttamento, violazione di diritti basilari.
Questo ci insegna che non bisogna mai fidarsi di chi gestisce il Potere perché così come talvolta nella storia è pronto a concedere qualcosa, altrettanto è pronto a toglierlo.
Dobbiamo lavorare per rendere le persone consapevoli dei loro diritti. Un diritto concesso senza consapevolezza di chi ne gode, è un diritto fragile.
Dobbiamo lavorare in senso liberazionista, per affrancarci da gabbie mentali e fisiche.
Dobbiamo lavorare per render chiaro a tutti quali siano i confini oltre i quali inizia l'inviolabilità dei corpi altrui.
Il Potere è sempre un biopotere, ossia un potere - assoluto o parziale - sui corpi.
Ecco, riconoscere che gli animali non umani subiscono un potere assoluto in quanto i loro corpi sono controllati dalla gestazione alla fine, sarebbe già un qualcosa.
È nel riconoscimento di questa profonda ingiustizia che germogliano i semi della liberazione.
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