Trovo il linguaggio del nuovo libro di McEwan troppo pomposo, quasi barocco, retorico. E non si tratta della traduzione perché anche in inglese è così, tanto che lo avevo abbandonato. Ora sto provando a rileggerlo in italiano, ma niente, la sensazione non cambia.
Confido nella storia, però che delusione, non sembra la sua scrittura. Io che l'adoravo proprio per quella sua capacità di cercare e trovare tra le parole proprio quelle più adatte a trasmettere sensazioni. La sua era una scrittura sensoriale.
Ora invece sento uno scollamento enorme tra le parole e la realtà.
Speriamo che magari siano solo le prime pagine, che poi il registro narrativo cambi, come un vino che va lasciato decantare prima che inizi a sprigionare i suoi aromi.
Ecco, giust'appunto, sentite quanto suona male l'ultima mia frase? Come suoni di artefatto, come blocchi l'immaginazione? "Come un vino che...". Analogia pessima, retorica. Giusto per farvi capire com'è questo inizio di "Shell" e... come non si dovrebbe mai scrivere.
Ad esempio, a pag. 5 leggo: "Ho saputo sin dall'inizio, da quando ho scartato il dono della coscienza dal dorato involucro in cui era avvolta..."; e ancora prima, siamo praticamente all'incipit: "Mi si chiudono gli occhi di nostalgia al ricordo di quando fluttuavo libero nel mio sacco opalescente, a spasso dentro la bolla sognante dei miei pensieri, tra capriole al ralenti in un oceano privato, e delicate carambole contro i confini trasparenti della mia prigione".
Ma che sono tutti questi aggettivi? Sognante, delicate, trasparenti, dorato...
Insomma, 'sto bambino ancora deve nascere e già ha stufato. In ogni senso.
Vi dirò meglio quando l'avrò finito. Magari mi sbaglio.
2 commenti:
Anche a me in effetti quel genere di prosa scoccia, però... però dipende. A volte gli aggettivi esprimono talemnte bene, hanno quasi delle qualità "di azione", "di mvimento". Mi viene in mente Hugo, o anche Updike. A proposito...hai letto la mia mail? ;-) Ho finito il primo Coniglio e il secondo è superiore, sarà anche perchè scirtto dieci anni dopo.
Ciao Emmeggì, non dico che non dovrebbero esserci gli aggettivi (io li uso moltissimo), ma dipende da quali e come. In questo caso mi son sembrati ridondanti.
Ho letto la tua email, hai ragione, scusa, ero convinta di averti risposto, pensa te... è stato un periodo faticoso, pieno di cose da fare e mi dimentico le cose. Prenderò anche il secondo coniglio allora (oddio, detto così, da un'animalista come me poi, suona piuttosto male, ma insomma, ci siamo capiti).
Un abbraccione.
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