- E così sei vegana?
- Mah, guarda, non mi piace molto definirmi così, preferisco dire che non mangio gli animali e i prodotti del loro sfruttamento. Perché gli animali sono individui come noi. Diversi da noi, ma anche come noi nel senso della capacità di sentire, voler stare al mondo, correre, ricercare il piacere e sfuggire il dolore, avere relazioni, tanto per dirne qualcuna.
- Sì, ma insomma sei vegana. Quello che non mi piace di voi vegani è che pretendete di dire agli altri cosa devono o non devono mettersi nel piatto. E per di più giudicate, anche.
- Capisco quello che intendi. Ma la vedi così solo perché tu hai una visione limitata della questione. La limiti a quello che ti metti nel piatto. E mi rendo conto che purtroppo è anche la maniera in cui si fa informazione che conduce a questa visione limitata. Il motivo per cui non mi piace essere definita vegana è proprio questo. A me non interessa parlare di come sono io, di cosa fanno o dicono i vegani. Il veganismo, in sé, è una banalità. Ma allo stesso tempo, per quello che c’è dietro, apre a un sacco di questioni. Nel senso che è solo, banalmente, una conseguenza dell’aver preso atto di una questione molto più grande. Immensa, macroscopica. E questa è la questione animale. Ossia riguarda la maniera in cui noi trattiamo gli altri animali. Mette in discussione ciò che abbiamo sempre creduto: vale a dire che gli animali esistano per essere sfruttati e mangiati da noi, anziché come individui unicamente soggetti della loro stessa vita, quali dovrebbero essere.
Quindi, tornando all’obiezione che mi poni, nel momento in cui tu la smetti di pensare a quello che hai nel piatto, ma apri gli occhi e inizi a vedere cosa c’è dietro, ti si spalanca un altro mondo e capisci quant’è grossa la questione. Insomma, non stiamo parlando di pizza e fichi, capisci, ma di giustizia. Sì, giustizia sociale.
- Mi sembra esagerato. Con tutti i problemi che ci sono nel mondo. Capisco che sia sbagliato maltrattare gli animali, ma non è il problema cardine delle nostre società.
- Ed è qui che ti sbagli. Innanzitutto, se una cosa è sbagliata, lo è anche se è solo una delle tante ingiustizie del mondo. Secondo poi, la maniera in cui trattiamo gli altri animali sta alla base di tutta una serie di valori e considerazioni che ne discendono. Ma se anche non fosse così, a me pare che massacrare circa cinquemila individui ogni secondo per trasformarli in bistecche senza che ce ne sia alcun bisogno, non sia proprio un evento trascurabile.
- Sicura che non ce ne sia bisogno?
- Ecco, qui entriamo in gioco noi vegani. Una volta tanto a ragione. Siamo la prova vivente che si può vivere benissimo facendo a meno di salami e mascarpone. E non solo in occidente, dove il cibo abbonda, ma anche nel resto del mondo. In fondo l’India ha sempre avuto una percentuale elevatissima di vegetariani e in molte terre africane si coltivano già cereali come il riso o legumi come la soia che potrebbero sfamare interi popoli, se non venissero dati agli animali negli allevamenti. Quindi, questa della necessità di mangiare carne per fame o per motivi di salute è una menzogna, o meglio, un falso luogo comune duro a morire.
- OK. Ma non tutti sono interessati agli animali. Perché a me dovrebbe interessare del destino di una mucca?
- Anche qui, se mi fai questa obiezione è perché hai una visione limitata del problema. La questione del rispetto degli altri animali non riguarda solo chi ama gli animali, i cosiddetti animalisti, ma dovrebbe riguardare chiunque si fregi di essere una persona rispettosa e con un minimo di dignità. Come può una persona che si reputi un minimo altruista poter permettere che miliardi di individui subiscano ogni giorno violenze inenarrabili senza muovere un dito? Anzi, peggio, come può continuare a partecipare a questo sistema di violenza sistematica senza che mai la sua coscienza ne venga un minimo scalfita?
Oggi sappiamo tantissime cose sui macelli e gli allevamenti. Sappiamo cosa accade al loro interno e nessuna persona adulta e smaliziata – ossia che abbia smesso di credere a Babbo Natale da un bel pezzo – può davvero pensare che gli animali siano trattati e uccisi con rispetto. Andiamo, è un meccanismo psicologico basilare: per uccidere qualcuno ti devi convincere che lo meriti, che valga meno di te e di me, che sia… poco più di un oggetto. E spesso per sminuire l’idea che si ha di questo qualcuno si ricorre a ogni genere di espediente come l’umiliazione, la privazione della sua etologia, la derisione, lo scherno. Le botte. Ma questa è follia. Gli animali sono creature che non ci hanno mai fatto nulla di male e che provano persino sentimenti di curiosità e affetto verso di noi. Perché mai dobbiamo usare così tanta violenza su di loro?
7 commenti:
Ciao Lorenzo. Ma sai che stavo in pensiero? Mi mancavano le tue simpatiche trollate. ;-)
Esattamente come vivono tutti coloro che portano avanti una battaglia di giustizia. Mangiare un piatto di pasta con dei legumi anziché con la pancetta e non andare al circo (ho fatto due esempi a caso) non mi pare così difficile. Chi ha tempo e mezzi si può anche dedicare all'autoproduzione.
Tu insisti a parlare dei vegani. A me non interessa (che è quello che ho cercato di dire in questo post).
Il ragno uccide la mosca perché altrimenti morirebbe. Mentre l'animale homo sapiens può fare diversamente e oggi ha concretamente e realisticamente a disposizione un sacco di alternative. Non ha senso che tu porti esempi che non sono più attinenti alla realtà odierna.
Chi se ne frega di quello che facevano i nostri antenati, scusa. Vivi ancora in una caverna allora? Da quando il comportamento degli uomini primitivi è fondante per stabilire come si debba vivere oggi?
Poraccio. Come stai messo Lorenzo.
Di sabato sera, a mezzanotte, a trollare nei blog.
Ciao Rita! :) Son Buddy Dacote, quello che aveva detto che faceva un profilo per commentare il blog. :)
Lorenzo, posso chiedere a proposito del primo commento, a che tipi di risorse tendenti a scarseggiare si fa riferimento?
Ciao Buddy, bentrovato!
Non dare troppo retta a Lorenzo, scrive per provocare e spesso è anche offensivo, sia nei confronti di chi scrive e commenta, che, ovviamente, degli altri animali. La sua strategia è scrivere ogni tanto qualcosa di sensato, per poi metterci in mezzo provocazioni. Per esempio dice che gli animali come cani e gatti sono giocattoli creati dall'uomo, anzi, da uomini che hanno problemi mentali poiché avrebbero questi bisogni assurdi di accudirli.
Rispondergli ha comunque una sua utilità: esercizio dialettico. Ma non perderci tempo.
D'accordo. A presto. ;-D
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