Ogni giorno raccontiamo cosa sono costretti a subire gli animali negli allevamenti, mattatoi, laboratori per la vivisezione, zoo, circhi e altri luoghi di detenzione.
Eppure questo non sembra minimamente scalfire la coscienza di molti.
Sapete perché? Perché in fondo resiste l'assurda concezione che essi, in quanto animali diversi da noi, soffrano in maniera anche minore rispetto a noi.
Persino chi li ama e rispetta, sotto sotto, continua a illudersi (forse anche per legittima difesa, altrimenti impazziremmo tutti) che il lutto di una mucca che si vede portare via a forza il proprio figlio sia facilmente dimenticabile e quella perdita non la segni così come segnerebbe una madre umana.
"Provate a immaginare cosa si provi a vivere dentro una gabbietta", diciamo agli altri. Ma si continua a pensare che noi, in quella situazione, soffriremmo molto di più e che invece un visone, un uccellino o un'oca o una gallina, in fondo, sappiano farsene una ragione.
Questo si chiama antropocentrismo. E finché non lo abbatteremo, potremo fare nulla o poco per gli altri animali in quanto non si riuscirà a far capire alle persone che essi vivono giorni infernali, che ogni loro momento è un vero inferno e che lo sopportano (quelli che non muoiono, quelli che resistono) solo perché non hanno davvero alcuna scelta.
Parliamo di progresso civile e morale, convinti che così come noi abbiamo ottenuto dei diritti riusciremo facilmente a estenderli anche agli altri animali. Ma sospendere questi diritti, anche per quanto riguarda noi, è un attimo. Continuamente avvengono sospensioni di diritti in ogni angolo del globo. È successo a Genova, dentro la scuola Diaz, dove le persone erano solo carne da macello, succede in questo momento in Siria o altrove. Succede nelle stanze buie del potere all'oscuro delle telecamere. La verità è che i diritti sono un'illusione. Un'illusione che deve fare i conti con la nostra tendenza al dominio, alla sopraffazione, alla crudeltà. Tutti tratti della nostra specie. Tutti tratti antropocentrici.
Se non fosse che è un pensiero assurdo e privo di senso, sarei estinzionista. Ma proclamarsi tale è assurdo perché se non siamo capaci di compiere il minimo gesto di altruismo rispettando il prossimo, il confine del corpo altrui, come possiamo pensare di compiere il sacrificio massimo di lasciar estinguere la nostra specie per un bene superiore?
Che ci rimane? Abbattere l'antropocentrismo, l'abbiamo detto, e possiamo farlo con l'aiuto della scienza e dell'etologia; e poi, una volta abbattuto il confine ontologico tra noi e gli altri animali, sforzarci di immedesimarci nell'altro, di metterci nei suoi panni, di diventare l'altro che sta nella gabbia e assecondare il suo desiderio di liberarsi.
3 commenti:
No, noi NON siamo come l'altro.
Tutta la Natura è basata sulla diversità, sulla diseguaglianza che è il massimo valore in quanto fondamento di tutto il pianeta vivente, della biosfera.
Nessuno, nulla è come l'altro.
Da premessa sbagliata non possono seguire che conclusioni sbagliate.
Intendevo dire "come l'altro" nel riconoscimento e immedesimazione dell'altro, anche se diverso esteriormente, anche se ha quattro zampe anziché due o due ali o squame al posto della pelle. L'antispecismo è infatti proprio il rispetto e il riconoscimento della diversità.
A me sembra abbastanza chiaro ciò che volessi intendere, a livello semantico quanto meno. ;-)
> nel riconoscimento e immedesimazione dell'altro
Non siamo neppure questo.
Non è possibile immedesimarsi in altro essere vivente. Si può cercare di capire (ma è un atto razionale) solo piccola parte della sua mappa. La mappa NON è la realtà che essa modella.
La diversità significa che il predatore fa il predatore e non si stravolge per cibarsi di vegetali.
Ad esempio che gli Homo continuano a rispettare la loro natura di predatori onnivori. Se un onnivoro scimmiotta degli erbivori violenta la propria natura e cerca di simulare una strana "uguaglianza" nelle fonti alimentari che annulla la diversità.
I predatori onnivori NON possono immedesimarsi negli erbivori.
Oppure lo fanno per una sorta di gioco, di capriccio artificiale e artificioso.
In molti luoghi, semplicemente, senza gli animali predati, che fungono da trasformatori di cellulosa in grassi e proteine animali, Homo non potrebbe vivere.
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