Ne sento parlare, lo vedo con i miei occhi, ne parlano i giornali: sono sempre di più le macellerie al dettaglio che chiudono. Se prima, in quelle storiche c'era la fila, adesso ci passi davanti e le vedi che sono vuote.
Quando cominciano dei cambiamenti sociali, le piccole attività son le prime a chiudere i battenti, poi seguono a ruota tutte le altre.
In economia è un meccanismo noto e assomiglia a quello delle pedine del domino che cadono una dietro l'altra.
Anticipo la risposta di chi mi dirà "migliaia di persone perderanno il lavoro": le società si evolvono e i cambiamenti socio-politici che trascinano con sé anche quelli economici (o viceversa, a volte i due fenomeni sono così strettamente collegati da non capire quale dei due sia causa e quale effetto) ci son sempre stati. È stato così per tante piccole attività artigianali o per tutte quelle che vendevano prodotti che sono stati poi soppiantati da tecnologie più recenti (penso ai negozi di dischi di vinile, ad esempio, o a quelli che affittavano videocassette, a quelli di macchine fotografiche a pellicola e via dicendo); in tutti questi casi sopravvive chi pian piano riconverte la propria attività. Magari chi oggi vende salumi, potrebbe mettersi a vendere prodotti veg o verdure.
In ogni caso, camminare per strada senza dover più correre il rischio di passare accanto a vetrine che espongono cadaveri sanguinolenti e budella, mi pare un gran bel passo avanti per una società che voglia dirsi (est)etica.
2 commenti:
Non so però se il motivo sia da trovare nella maggior consapevolezza sociale oppure nel non permettersi più la macelleria al dettaglio.
Un misto di entrambe le cose. La carne non è più considerata uno status symbol dalle classi sociali più benestanti. Il fenomeno è evidente negli Usa. Nei quartieri più ricchi è tutto un proliferare di negozi e locali vegan e bio, nei quartieri poveri resistono i fast food. Sono cambiamenti sociali, non necessariamente etici, ma comunque in atto.
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