Negli ultimi anni si è verificato un aumento esponenziale dell'analfabetismo cognitivo.
Le persone che ne sono affette sanno leggere e scrivere, ma non sanno interpretare la realtà e i suoi significati (fare associazioni, cogliere analogie, rimandi, comprendere metafore, simboli), tanto meno mettere in relazione il dato contingente con la complessità del tutto. Ragionano, per farla breve, in termini binari: bianco e nero, buono e cattivo, bello e brutto; problema=soluzione anche quando il problema è composto da una moltitudine di cause concatenate che di conseguenza richiederebbero un’analisi e un approccio multidisciplinare e multifocale (vedasi questione dell’immigrazione e dello sfruttamento degli animali).
La cosa grave è che tutti ormai sanno usare i social, anzi, tutti ne fanno un grandissimo uso, soprattutto i giovani e, anche se in un linguaggio approssimativo, esprimono opinioni e diffondono informazioni parziali, errate, confusionarie, così inquinando la rete e creando una sorta di falsa enciclopedia del sapere.
Si va dalle teorie complottiste più ardite (la terra è piatta, è cava, le scie chimiche, l'America non esiste, il rapimento alieno, i gatti vengono da Sirio, il presidente degli Stati Uniti è un lucertolone alto due metri, limone e bicarbonato panacea per tutti i mali, con gli asparagi ci curi il cancro, mio figlio è un bambino indaco e via dicendo), fino alla diffusione di luoghi comuni, stereotipi e leggende urbane o alla semplice notizia infondata su cui si costruiscono casi, si fanno ipotesi, congetture.
Ora, si dà il caso inoltre che la parte del cervello deputata all’elaborazione delle informazioni e dei pensieri lavori in maniera più lenta rispetto a quella capace di accogliere input; di conseguenza, a tutta queste mole di informazioni che si riceve, non segue un’attenta valutazione e analisi e il cervello finisce per archiviare magari cose importanti e per disperdere la sua attenzione in sciocchezze.
Si finisce così per scambiare l'informazione - quisquilie, falsi problematiche, casi inesistenti - per conoscenza.
Ci si sente tutti preparati e in diritto di esprimere opinione su qualsivoglia argomento, anche senza la seppur minima cognizione di base, contribuendo al diffondersi di ignoranza ed errori epistemologici.
Fateci caso, più le persone sono impreparate, più si sentono dei geni in grado di dirti cosa devi o non devi fare. Si ripetono a memoria concetti espressi da altri senza avermi realmente compresi. A un ego ipertrofico corrisponde una totale cecità sul mondo e sugli altri.
Tutti in cerca di un like e di approvazione per avere conferma delle proprie opinioni da ciò scaturendo un'alterazione del sé e un aumento spropositato della propria autostima che non fa che rafforzare i propri errori e la propria ignoranza.
Si legge fermandosi ai titoli, si scorrono articoli con lo sguardo, ma senza leggerli o comprenderli davvero, si condivide qualsiasi cosa, dalla informazione sul proprio stato emotivo a quante volte si è andati in bagno (come se ciò importasse a qualcuno).
Tutti capaci di maneggiare gli oggetti tecnologici, ma non sappiamo più comprendere la realtà e le sue sfumature, né interpretare adeguatamente ciò che ci scorre davanti agli occhi e che incontriamo nel vivere quotidiano, che sia un articolo di giornale, un film o un’esperienza reale.
Da tutto ciò ne consegue un perenne senso di vuoto e frustrazione che viene momentaneamente soddisfatto dagli acquisti o da altro che possa dare l’illusione di alleviarlo. La frequentazione ossessiva dei social è un sintomo.
C'è inoltre un altro fatto allarmante. Lo stare sempre connessi ci sottopone a uno stress mentale non indifferente. Si cerca di avere tutto sotto controllo e si viene contemporaneamente sobillati da tremila richieste. Fai questo e subito!
La mente non ce la fa e alla lunga finisce per diventare apatica.
Siamo tutti maniaci-compulsivi e bipolari, passando dall'apatia più totale a un ingrandimento della percezione del sé che ci illude di star facendo chissà cosa.
Senza rendercene conto diventiamo così ancora più manipolabili e predisposti a seguire le idee strampalate che guru di turno che sol promette quel briciolo di soddisfacimento in più nella ricerca della tanto agognata felicità.
Io vedo attorno a me ormai automi con lo sguardo incollato agli smartphone totalmente inconsapevoli delle dinamiche in cui sono immersi.
Per chi ancora riesce a fare un uso decente dei neuroni, si prospetta una condizione di solitudine esistenziale sempre più atroce. Costretti a scontrarsi nel quotidiano con una massa di persone sempre più incapaci di ragionare, questi pochi sono gli unici vedenti rimasti in una massa di ciechi che brancolano nel buio (vi ricordate il bellissimo Cecità di Saramago?). Parlano, ma non possono essere uditi o compresi (come gli animali non umani); urlano e si disperano, ma vengono derisi.
Anche l'ultimo umano ragionante sarà destinato prima o poi a soccombere. Se non fisicamente, almeno socialmente.
Per chi ancora riesce a fare un uso decente dei neuroni, si prospetta una condizione di solitudine esistenziale sempre più atroce. Costretti a scontrarsi nel quotidiano con una massa di persone sempre più incapaci di ragionare, questi pochi sono gli unici vedenti rimasti in una massa di ciechi che brancolano nel buio (vi ricordate il bellissimo Cecità di Saramago?). Parlano, ma non possono essere uditi o compresi (come gli animali non umani); urlano e si disperano, ma vengono derisi.
Anche l'ultimo umano ragionante sarà destinato prima o poi a soccombere. Se non fisicamente, almeno socialmente.
Regrediti a livello intellettivo, ma capaci di usare le tecnologie più sofisticate. Insomma, questo siamo: burattini immersi nella peggiore distopia che si potesse immaginare.
Non ci resta quindi che dare il benvenuto a questa nuova specie di primate che prenderà presto il posto del vecchio homo sapiens (per quanto di sapiens, non avesse proprio nulla).
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