Giovedì scorso abbiamo avuto l'opportunità di parlare a una classe di un liceo classico di Roma nel contesto di una mattinata dedicata all'autogestione.
Abbiamo spiegato con parole semplici cos'è lo sfruttamento degli animali, chi sono questi individui che trattiamo come merce solo perché appartenenti ad una specie diversa dalla nostra e del perché la loro schiavitù sia una delle più grandi ingiustizie sociali che esistano. Poi abbiamo mostrato diversi video tratti da investigazioni sotto copertura che mostrano quanto avviene all'interno degli allevamenti e dei mattatoi, contenitori di violenza istituzionalizzata e sistematica.
Sin dai primi minuti ho avuto il sentore di star facendo davvero qualcosa di utile, tale e tanta era l'attenzione partecipata dei ragazzi. Li ho visti davvero interessati e anche indignati per quanto stavano osservando sullo schermo. Insomma, siamo usciti dalla classe con la quasi certezza di essere riusciti a piantare qualche semino e di averli almeno incuriositi e invogliati ad approfondire.
Non mi sbagliavo. Nel pomeriggio abbiamo ricevuto questo messaggio privato: "Buonasera, sono una studentessa del liceo Seneca e oggi, che grande fortuna, ho partecipato alla lezione che avete tenuto. Sono sincera, non mi ero mai interessata a determinate cose, non sono mai stata curiosa e nel giro di una sola ora siete riuscite a farmi capire ciò che realmente accade...ne ho parlato a lungo con mia madre e entrambe abbiamo deciso di dare una svolta alla nostra dieta!! Io lo faccio per me stessa e ciò in cui credo, è ovvio, vi stimo per quello che fate e mi chiedevo se ci fosse qualcosa in più che io possa fare!".
La cosa mi ha riempito gli occhi di lacrime di commozione. Perché mi sono sentita, forse per la prima volta da quando faccio attivismo, di aver fatto qualcosa di davvero utile nell'immediato.
Poi mi sono domandata da dove nascesse questa gioia perché in fondo non è che per gli animali sia cambiato granché; voglio dire, se anche una persona in più diventa vegana e decide finanche di fare attivismo, non è che la lotta avanzerà di chissà quanto.
Bene, alla fine mi sono resa conto di aver cominciato a capire il senso dell'antispecismo umanista di cui parla Luigi Lombardi Vallauri.
Lo sfruttamento degli animali, la loro schiavitù e sterminio sistematico sono tra le più grandi ingiustizie sociali cui le persone partecipano senza nemmeno rendersene conto, diventandone così complici inconsapevoli o indifferenti (poiché è la cultura in cui cresciamo che ci porta a essere indifferenti verso la sofferenza degli altri animali o, nella migliore delle ipotesi, a giustificarla). Se però nella nostra opera di informazione e documentazione riusciamo a far riflettere sulla questione anche una sola persona e a indurla a decidere di attivarsi per gli animali, non avremo fatto solo qualcosa di costruttivo per questi ultimi, ma anche aiutato questa persona a diventare migliore, a fare scelte più consapevoli, a conoscere una realtà che viene sempre mistificata o banalizzata.
Perché non dovrei essere contenta quando uno dei tanti ciechi che mi circondano (o, per usare un'espressione della Joy, uno dei tanti che indossano le "lenti del carnismo") riesce finalmente ad aprire gli occhi e a vedere di nuovo?
Perché non dovrei provare empatia anche per tutti gli appartenenti alla mia stessa specie, persone che sono come un tempo ero io, cieca e sorda alla sofferenza animale?