mercoledì 30 settembre 2015

"It's my business" (un resoconto di Candida Nastrucci).

Condivido da Facebook il resoconto di questo fatto realmente accaduto. 
La maniera in cui vengono trattati gli altri individui (TUTTI, di qualsiasi nazionalità o specie) è anche affar mio, affar di tutti, affar nostro e non solo perché domani potrebbe toccare a noi di venire discriminati e bloccati lungo un viaggio (che sarebbe un motivo egoistico), ma perché siamo tutti fatti della stessa sostanza: carne e sangue. E tutti abbiamo diritto alla libertà.



Cara Merkel così non va,
Mi trovavo a passare ieri tra l'Austria e la Germania, in realta' andavo da Linz a Innsbruck e nel mio vagone c'erano tre famiglie non tedesche, non europee, siriane. Persone a modo, che parlavano bene l'inglese, ovviamente di buona istruzione. Marito e moglie con figlio adolescente. Le famiglie si conoscevano, nel viaggio da Linz a Salisburgo si scambiavano i caricatori dello smarphone e giocavano su internet. Persone normali, se di normalità si puo’ parlare, persone comuni. Il padre della famiglia accanto a me mi ha aiutato con la valigia e la montagna di borse che mi portavo e che non si sapeva dove sistemare per far passare il carrello delle vivande. Ho pensato, è bello trovare persone gentili, ha pensato a me e alla mia aria trafelata, sempre di corsa. 
Si viaggia in silenzio. Da Vienna il treno era diretto a innsbruck con fermata a Salisburgo, poi Innsbruck. 
Il treno si ferma, dal finestrino vedo arrivare due montagne di uomini in blu armati di pistole con scritto Polizei sulla maglietta. Prima rimangono alle porte, salgono e scendono. Poi salgono ed iniziano a camminare nel vagone, io ero la prima seduta vicino la porta, non mi guardano. Si fermano ai sedili avanti al mio. Vedono una donna con la sciarpa sui capelli, un ragazzino e un bambino. Gli chiedono il passaporto in tedesco, loro non capiscono, poi ripetono la domanda in inglese. Rispondono che non hanno i documenti. Panico nel vagone. Il poliziotto gli dice di scendere dal treno ma loro non si muovono. I poliziotti si allontanano e scendono dal vagone. Il Gelo. Dopo 2 minuti tornano con un altro poliziotto uno biondo, alto e minaccioso e una poliziotta anche lei armata, e una ragazza bruna con i capelli neri lunghi e un gilet giallo, una traduttrice, adesso sono in 5 sul treno ed altri polizziotti in divisa fuori dal treno. Il tono e' perentorio vogliono i passport!. La donna lo consegna e dice “...we come from Siria…" l'ariano enorme sentenzia a brutto muso.... “You have to get out of the train now!”. 
Non ce la faccio a stare zitta.... Non ce la posso fare. Mi vengono le lacrime agli occhi, ma sono troppo arrabbiata per tacere. A cosa stavo assistendo? Al remake della "La vita e' bella" che fece piangere la mia amica tedesca Ute quando lo vedemmo insieme ai tempi di Oxford? Ma che roba era quella? La ghestapo del 2015? 
Qui si fa la storia adesso e che razza di storia stiamo facendo!? Quindi parlo. Guardo l’ariano e gli dico in inglese…"what are you doing? It's not right what you are doing, let them stay”e lui con voce dura, seccata ed arrogante mi risponde “This is not your business, they have to get out” Io gli chiedo “why?” e lui “.. This is not you business” gli dico che si “it's my business, I am European, we are in Europe and you can't throw away people travelling in Europe”. Lui continua e dice di farmi gli affari miei e io rispondo che sono affari miei. Tutti tacciono e guardano in basso. Poi l'ariano biondo li ha costretti ad alzarsi ed è riuscito a far scendere loro e altre persone siriane che erano circa 10. Li ho seguiti fini all’uscita continuando in inglese a dire alla polizia che stavano sbagliando uno di loro mi risponde “... this train pass across Germany and we Austran have the order not to let anybody pass Germany”. Ma noi stavamo andando a Innsbruck con un treno veloce senza fermate, la Germania era solo di passaggio, che scusa e' questa?! Ecco che un'altra voce si fa piu' forte dentro di me... We follow... the orders.... Noi seguiamo gli ordini.... No. Non ci siamo proprio. Non avete imparato nulla? 
Io ho ho l'email della donna siriana, gliel’ho chiesta mentre scendeva dal treno, voglio sapere dove li avete mandati. I bambini fatti scendere da quel treno erano terrorizzati, guardavano i genitori con gli occhioni spalancati e noi con gli sguardi interrogativi, ''perche'''? 
Ma e' questa l'Europa?
La storia siamo noi, facciamo che ognuno di noi abbia un pezzetto di responsabilità, il cielo è uno, la terra è una, i confini non esistono, l’ignoranza è il nostro confine piu’ grande, insieme alla mancanza di immedesimazione, di compassione, di empatia.
Siamo tutte persone uguali su questa terra a prescindere da dove si nasce, tutti dovrebbero avere le stesse possibilità di vivere una vita felice, e soprattutto nessuno dovrebbe avere il diritto di farti scendere da un treno... a meno che tu non abbia il biglietto... ovviamente.

Candida Nastrucci
25 Settembre 2015

giovedì 24 settembre 2015

NOmattatoio: video del 10° presidio

Sabato scorso, il 19 settembre, abbiamo fatto il decimo presidio davanti al mattatoio di Roma. 

In attesa del resoconto, intanto pubblico il video: 


giovedì 10 settembre 2015

NOmattatoio: video del 9° presidio e evento del 10°

"Non pietà, ma giustizia è dovuta agli animali" (A. Schopenhauer)



Qui potrete trovare le info sul prossimo presidio a Roma che si terrà sabato 19 settembre. 

martedì 8 settembre 2015

NOmattatoio 8° presidio (del 25 luglio 2015): il video

Viaggiano ammassati come oggetti, sfiancati dal caldo, assetati, umiliati, immersi nelle loro feci. Ti osservano timorosi e increduli quando ti avvicini, nei loro occhi una domanda: perché?
Impotenti li guardiamo allontanarsi. Ultima fermata: il mattatoio



Presto anche il video del nono presidio.

venerdì 4 settembre 2015

9° presidio NOmattatoio: il resoconto


Italia, posto di confine di Gorizia,
4 marzo
Il puledro bruno è sull’automezzo
da 21 ore.
Quando gli altri 29 cavalli vengono scaricati,
cerca disperatamente di alzarsi.
Farebbe di tutto pur di non restare indietro solo.
Con gran fatica si tira su.
Zoppicando su tre zampe scende la rampa di carico dell’automezzo.
E subito ripiomba a terra.
L’arto posteriore sinistro si piega con una strana angolatura verso l’alto.
Tenuto solo da un paio di muscoli e dalla pelle.
Julia impedisce che il trasporto prosegua verso l’Italia del sud e chiede che Valentino venga immediatamente abbattuto.
Arriva un operaio.
Fa partire il colpo che stordisce l’animale.
Squilla il suo cellulare.
L’operaio risponde, inizia una vivace discussione.
Trascorre troppo tempo fra lo stordimento e la morte.
Il puledro bruno sta ormai lottando con la morte, è in agonia.
L’operaio continua la sua telefonata.
Per lui la morte di un cavallo non costituisce un evento importante.
Interferisce solo con la normale routine del posto di confine.
Qui la vita di Valentino non vale nulla.
Veramente nulla?
Julia si inginocchia nella polvere dietro l’inceneritore,
accanto al puledro morto proveniente dalla Romania.
Accarezza il ricciolo che ha sulla fronte fra gli occhi senza vita.
Poi drizza con cura l’arto posteriore fratturato e lo adagia accanto a quello buono.
Buon viaggio. Valentino, sussurra.

Questa testimonianza è tratta dal libro “Con gli occhi dell’amore” di Christa Blanke, fondatrice di Animals' Angels, un’associazione che so occupa di accompagnare gli animali durante i viaggi dall’allevamento al mattatoio, spesso da Stato a Stato e lunghi giorni interi. Lo fanno per donare un minimo di conforto – acqua, cibo, ma anche carezze e cure di primo soccorso – e per chiedere alle autorità veterinarie locali di intervenire quando ci sono individui feriti e incapaci di sopportare oltre il viaggio. 
Come abbiamo detto tante volte, può sembrare inutile assistere così gli animali che stanno andando al macello, eppure è un qualcosa che porta a sguardi inediti sul reale e sulla considerazione che la società ha degli animali non umani. Nel momento in cui coloro che vengono considerati solo merce, diventano  qualcuno e vengono trattati come qualcuno, si apre la possibilità di una messa in discussione del reale. 
Per questo anche noi andiamo davanti al mattatoio ogni mese: per dire che è in atto un’ingiustizia di gigantesche proporzioni contro individui. 
Di recente un addetto al mattatoio di Roma ha rilasciato un breve comunicato in cui ha affermato che  il mattatoio non sarebbe un campo di morte, ma un’industria. Ecco, solo se si è incapaci di riconoscere negli animali umani il loro essere individui senzienti, allora li si potrà considerare meri pezzi di ricambio. 
Ed è questa la sfida dell’antispecismo, di cui ci facciamo semplici divulgatori: lottare contro la discriminazione di specie basata sul dominio. 
Questo e altri brani abbiamo letto durante il nono presidio del 29 agosto 2015 e poi, come già altre volte, abbiamo letto testimonianze di chi dentro i mattatoi ci ha lavorato (veterinari, addetti, investigatori sotto copertura) e spiegato ai passanti cosa stiamo facendo e perché.

Continua su NOmattatoio.

mercoledì 2 settembre 2015

Veganismo e attivismo


Io penso che il veganismo da solo sia comunque una testimonianza significativa (la dimostrazione oggi di un mondo di là a venire in cui non ci sia più sfruttamento degli animali, l'esempio che è possibile vivere senza mangiare animali o indossarne le pelli ecc.), ma che da solo non basti per fare pressioni politiche alla società del dominio. L'attivismo credo sia fondamentale per attuare serie forme di disobbedienza civile e anche per creare una massa critica imponente e rilevante capace di imporsi come minoranza attiva che sta chiedendo qualcosa per qualcun altro. Ricordo che quando divenni vegana pensai che fosse il massimo che potessi fare, ma poi ben presto mi resi conto che non lo era; che bensì era necessario scendere in strada e confrontarmi con le persone e mostrar loro cosa sia lo sfruttamento degli animali, quanto sia diffuso e capillare e perché combatterlo sia, in fin dei conti, una questione di giustizia sociale e non di mera compassione verso gli animali.
Premesso questo, non scoraggerei chi è solo vegano perché ci sono tantissimi motivi per cui uno può decidere di non fare attivismo (mancanza di tempo, in primis), ma di certo lo inviterei a riflettere su quanto anche la sua partecipazione al movimento di liberazione animale potrebbe essere importante. 
Purtroppo noto che c'è un continuo ricambio di attivisti: dopo cinque, sei anni  le persone mollano e ne subentrano di nuove. Come una volta fece notare Chris DeRose durante una sua conferenza, se tutti avessero continuato, senza mollare, oggi, con l'aggiunta di sempre nuovi individui, avremmo un numero assai maggiore di persone che fanno attivismo.
Anche ai presidi NOmattatoio noto che ci sono sempre volti nuovi, il che è un bene, significa che sempre nuove persone vengono sensibilizzate e decidono di impegnarsi per la causa, però allo stesso tempo noto che c'è un calo delle vecchie. Sia chiaro, non è che dovete venire per noi, ma per gli animali e per la costruzione di una società diversa, se davvero vi sta a cuore combattere lo sfruttamento e il dominio in ogni sua forma.