di Nicola Dembech - Responsabile Comunicazioni di Essere Animali
Possono i luoghi, come i comportamenti delle persone, avere una propria valenza morale? Possiamo scoprirne l’interiorità? Spingerci oltre i corridoi e liberarne i silenzi?
Ogni opera architettonica possiede, oltre una specifica destinazione, una propria identità frutto della manifestazione simbolica e culturale degli esseri umani. Possiamo affermare che i luoghi hanno un’anima quando ne viviamo gli spazi e di riflesso proiettiamo i nostri sentimenti che ne rivelano la natura. Il mattatoio, tramite il nostro sentire, non solo ci crea sgomento e inquietudine poiché di fatto è il luogo in cui gli animali vengono uccisi all’infinito, ma attraverso un’analisi più razionale ci rendiamo conto che all’interno di questa specifica struttura – la cui esistenza è possibile solo grazie al ciclo di smontaggio dei corpi e alla conseguente rimozione dell’essere – tutto si riduce a una semplice risposta economica. Al di là di ogni altro luogo è proprio all’interno di questa sistematica macellazione che avviene la separazione tra noi e tutto il resto del vivente. Qui dove il battito del cuore percuote il corpo delle bestie a ritmo vertiginoso, il genere umano rompe e abbandona il più stretto rapporto con gli altri animali suoi simili. Infine è anche qui, dove quasi tutto è nascosto, che la realtà soccombe inesorabilmente al sistema; filosofia, ideologia, dottrina, tecnica e istituzione di una nuova società concepita e controllata dal potere.
Non si può fare finta di niente! è una delle frasi che troverete nel sito NOmattatoio, un presidio permanente a cadenza mensile con l’intento di portare pubblicamente allo scoperto l’esistenza di questi luoghi isolati in cui gli animali muoiono nella più totale indifferenza dell’intera umanità.
Una protesta nata dal basso ma che ha già ottenuto un certo consenso tra tutte le persone impegnate nella battaglia per i diritti degli animali. Un’idea nata da una semplice discorso tra attiviste che, decidendo di percorrere strade ancora poco battute, cercano di rivelare le contraddizioni di una società che si definisce democraticamente non violenta.
Entrambe le ideatrici della campagna, Rita Ciatti e Eloise Cotronei, non sentono di avere alcun merito in questo ma solamente il “semplice” ruolo di unire l’impegno di ogni singolo attivista che oggi più che mai conserva la speranza per una futura liberazione animale.
Per leggere l'intervista, continua su Essere Animali.
Nessun commento:
Posta un commento