Se sto sfogliando un libro in libreria che pure mi interesserebbe e mi imbatto in frasi come "stupido come un animale", "stipato come in un carro bestiame", "lurido come un porco", lo rimetto subito al suo posto. Se trovo queste frasi in uno che sto leggendo, il mio giudizio si abbassa e mi passa l'entusiasmo di andare avanti.
Mi cadono le braccia nel constatare come persone che pure stimo sotto tanti aspetti e che sanno far funzionare il cervellino, non riescano ad affrancarsi da certe espressioni speciste quando ormai dovrebbe esser chiaro che si tratta di falsi luoghi comuni. "Stipato come in un carro bestiame" a dire il vero non è un luogo comune, purtroppo è la realtà, quello su cui però non ci si sofferma mai abbastanza è che lo si riporta come un dato di fatto ineluttabile, come se fosse naturale, giusto, normale che gli animali stiano stipati nei carri bestiame.
Invece adesso sto leggendo "La vita degli animali" di J.M.Coetzee, da cui riporto questo estratto che non dice nulla di particolarmente originale, ma lo dice con efficacia (e niente, era per dirvi che è un bel libro, a metà tra il saggio e la finzione letteraria):
"Questa mattina mi hanno fatto fare un giro per Waltham. Sembra una cittadina piacevole. Non ho visto orrori, né laboratori in cui sperimentano nuovi farmaci, né allevamenti intensivi, né mattatoi. Eppure sono certa che ci sono. Devono esserci. Solo che non si fanno pubblicità. Sono tutto intorno a noi mentre parlo, ma noi, in un certo senso, non sappiamo della loro esistenza.
Permettetemi di dire con franchezza una cosa: siamo circondati da un'impresa di degradazione, crudeltà e sterminio che può rivaleggiare con ciò di cui è stato capace il Terzo Reich, anzi, può farlo apparire poca cosa al confronto, poiché la nostra è un'impresa senza fine, capace di autorigenerazione, pronta a mettere incessantemente al mondo conigli, topi, polli, e bestiame con il solo obiettivo di ammazzarli."