Un brevissimo esercizio di stile (ma spero anche di contenuto).
L’animale invisibile appartiene a una specie non ancora ufficialmente tassonomizzata ed è molto difficile scorgerlo di giorno. Bisogna essere particolarmente attenti e mantenere lo sguardo vigile, forse allora lo si potrà intravedere lungo quelle strade trafficate generalmente chiamate autostrade.
A me una volta è successo e l’impressione che ne ho ricevuto è stata talmente sconvolgente da scuotermi profondamente ancora oggi al solo ricordo.
Descriverlo è molto difficile per via della sua particolare tendenza a un continuo e veloce mutamento e soprattutto perché dopo qualche secondo di osservazione tende a diventare, per l’appunto, invisibile per poi ricomparire, per occulte e misteriose pratiche, in qualche altro luogo, completamente irriconoscibile. La sua forma cangiante e mutevole lo fa rassomigliare ora a un vitello, ora a un maiale, poi a un coniglio, talvolta a un cavallo, in particolari periodi dell’anno persino a un agnello e si narra che in alcuni paesi anche ai comuni gatti e gatti con cui abbiamo molta familiarità.
Una volta raggiunta la trasformazione finale si annida, invisibile, in ogni dove: acquattato dentro qualche bottega, esposto alla luce dei neon dei supermercati, persino nelle nostre confortanti abitazioni: è possibile trovarlo dentro i cassetti, negli armadi o addirittura avvolto ai nostri corpi, anche se raramente ci si accorge della sua presenza. Comunque sia non c’è da aver paura, non è pericoloso, non morde e non è infetto.
Senza volto e senza nome, come referente assente, compare in quasi tutti i menù dei ristoranti, tuttavia quasi tutti si riferiscono a lui, senza averlo mai davvero conosciuto, chiamandolo così: carne.
(Rita Ciatti)
(Rita Ciatti)
5 commenti:
Gli andra' in grasso e cellulite.
bello, molto bello! un esercizio di stile e contenuto ben riuscito, grazie!
Grazie. :-)
Bellissimo scritto Rita.
Grazie Martina. :-)
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